Usa: tra razzismo e suprematismo bianco, un articolo di A. Polverosi || THREEvial Pursuit


Usa: tra razzismo e suprematismo bianco

di Andrea Polverosi

Get out di Jordan Peele, 2017

Care lettrici e lettori, prima di lasciarvi alle parole del nostro Andrea Polverosi è necessaria una breve quanto doverosa premessa. L’articolo che andrete a leggere, infatti, è la versione estesa dell’estratto apparso nel THREEvial Pursuit del 27 gennaio 2021, ‘Memoria tesa al presente’, e redatto dal medesimo autore in occasione del Giorno della Memoria con l’intento di tracciare una linea di congiunzione tra passato e presente, tra il razzismo di ieri e quello odierno, sia nel mondo occidentale che in quello orientale, fornendo al contempo degli specifici strumenti d’approfondimento per ogni tema trattato: dalla mirata disumanizzazione delle donne nei lager nazisti alle responsabilità dell’Europa e dell’Italia riguardo l’altrettanto disumana condizione dei migranti nei lager libici; dalla persecuzione degli uiguri in Cina al ritorno del suprematismo bianco in Occidente e, in particolare, negli Stati Uniti d’America. Ed è proprio su quest’ultimo argomento si concentra la più dettagliata analisi del nostro Andrea.

Il punto è: perché riproporvelo adesso e non, per esempio, in occasione dello scorso o del venturo Giorno della Memoria? Saremo del tutto onesti. Semplicemente, ce l’eravamo perso nei meandri delle nostre mail/cloud tra centinaia di altri fogli informatici. Finché è saltato fuori quasi per caso e, come spesso accade, nel momento probabilmente più opportuno. I motivi sono semplici. Innanzitutto perché, in un sistema mediatico totalmente invaso dalle questioni belliche ucraino-russe, il rischio è sempre quello di dimenticare gli altri mali di cui soffre la nostra società, errore che abbiamo già compiuto nel pieno pandemia (sì, vi ricordate? Quella per cui siamo stati chiusi in casa mesi e mesi, negli ultimi due anni). In secundis, perché il razzismo è ben presente anche in questa guerra e basti pensare, tanto per fare un esempio, alla disparità di trattamento riservati ai profughi provenienti dall’Ucraina in base al colore della propria pelle.

Infine, perché questo articolo richiama l’attenzione non solo sul razzismo, ma anche e soprattutto sulle dinamiche legate all’estrema destra americana, così simili a quelle che ben conosciamo di qua dall’Atlantico: argomento che meriterebbe di essere approfondito, visti i palesi legami tra l’estrema destra occidentale e la politica putiniana, e senza dimenticare il ruolo che in questa guerra sta comunque avendo l’estrema destra ucraina: oggi alleata, in ogni sfumatura possibile del termine; domani chissà.

E poi, prima di chiudere, non si può non ricordare come il razzismo stesso sia il detonatore di gran parte dei conflitti e uno dei principali pilastri su cui si basa qualsiasi autoritarismo che si rispetti: ancor più importante parlare quindi di anti razzismo, oggi, nella settimana che ci conduce al 25 Aprile. Buona lettura!

La redazione

Manifesto razzista americano della seconda metà dell’Ottocento

Oggi, in Occidente, anche grazie alle molte commemorazioni, conosciamo e ricordiamo ciò che avvenne nei campi di concentramento nazisti, ovvero l’omicidio di persone considerate inferiori e lo sterminio degli ebrei. Si ha però a volte la sensazione che quegli avvenimenti ci riguardino meno, che siano ormai fatti del passato, che abbiamo imparato la lezioncina e che sia impossibile che riaccadano. Tutt’al più se succede qualcosa di simile, non è da noi, non nella nostra presunta civiltà ma in qualche povero paese sparso nel mondo.

La verità è un’altra. La verità è che in Occidente il razzismo è dilagante, sotto tanti punti di vista. Basta pensare ai lavoratori agricoli immigrati sfruttati, sottopagati e vittime del caporalato. Se fossero italiani, se fossero bianchi, probabilmente le cose andrebbero in modo diverso.

Se guardiamo inoltre al recente, già il 2020 aveva portato alla luce tutto ciò: la morte di George Floyd e di tanti altri afroamericani uccisi come lui dalle forze dell’ordine testimoniano ancora oggi un odio razziale pressoché sistematico. Le rivolte di Black Lives Matter hanno risvegliato le nostre coscienze, ma è evidente che il problema non sia stato risolto.

Poi, è arrivato il 6 gennaio 2021, giorno in cui centinaia di militanti di estrema destra, sostenitori di Trump, hanno fatto l’impensabile: hanno invaso e occupato il Congresso americano costringendo alla fuga i parlamentari, gravità che solitamente si accompagna ai colpi di stato. La cosa sorprendente è che ci sono riusciti con relativa facilità.

Non dobbiamo minimizzare ciò che accadde quel giorno: quelle persone non erano dei burloni da bar, dei semplici grulli che vanno dietro alle fake news. Come ci mostrano i simboli da loro usati, c’erano tanti militanti di estrema destra, ossia razzisti, neonazisti, nativisti e suprematisti bianchi. In una parola, fascisti. E questo è successo a Washington, negli Stati Uniti d’America, paese che si è sempre fatto vanto della sua libertà, il paese più ricco e potente degli ultimi cento anni, motivo per cui ciò che succede là ha eco in tutto il mondo. Per questo non dobbiamo sottovalutare il ritorno forte dell’estrema destra in Occidente e per iniziare a conoscere meglio il fenomeno, ho deciso di consigliarvi un film e un libro.

Il film è Scappa – Get out, uscito nel 2017 con la scrittura e regia di Jordan Peele. Questo film è originale perché parla di razzismo in modo insolito e, forse proprio per questo, efficace. Il regista, infatti, ha scelto di affidarsi agli schemi del genere thriller/horror: in questo modo Peele, tratta un tema fondamentale usando un genere solitamente considerato minore rispetto al grande cinema. In realtà, nonostante il trailer faccia pensare il contrario, nel film c’è qualche momento di tensione, ma non è così spaventoso. Meglio: così lo possono guardare tutti, anche quelli un po’ più fifoni. Non bisogna comunque sottovalutare la scelta del regista: il razzismo fa paura.

Cosa succede nel film? In breve, un ragazzo nero e una ragazza bianca stanno insieme: già questo nella nostra società basta per creare una situazione di complessità. Pensa te. Lei lo invita ad andare a casa sua per conoscere i genitori. Lui sa quali sono i rischi, sa cosa può voler dire per dei genitori bianchi di mezza età vedere la loro cara figlia uscire con un ragazzo di colore, ma lei lo rassicura. Una volta arrivati lì, subito l’essere nero del ragazzo diventa qualcosa di anormale, un fatto curioso, evidente, unico elemento che guida le conversazioni: il suo corpo è fosforescente. Questa è spesso la normalità per chi è nero in una comunità di bianchi.

La storia prosegue e si entra nel vivo: con una trama tipica da film horror, il regista parla in modo metaforico e suggestivo di divisioni sociali e professionali, colonialismo, suprematismo, stereotipi, forze dell’ordine, false credenze biologiche, genetiche e psicologiche, fino a toccare anche il misticismo. Peele, inoltre, è un comico: l’uso degli schemi horror sono funzionali alla sua satira, ma Peele rende il film ancora più intelligente avendo il coraggio di adottare cliché cinematografici riguardanti i personaggi neri tipici dei film comici persino nei momenti meno opportuni. Semplicemente, grottesco.

Il libro che vi propongo, invece, prende di petto la questione del ritorno del suprematismo bianco negli Stati Uniti: Alt-America. L’ascesa della destra radicale nell’era di Trump è un saggio sempre del 2017 scritto da David Neiwert, giornalista e massimo esperto del fenomeno.

Cos’è l’alt-America? L’alt-America è l’universo parallelo fatto di fake news, complottismi, teorie razziste ed eliminativiste in cui vivono gli estremisti di destra. Un mondo di fantasia che fino a poco fa credevamo minoritario, di nicchia, di pochi invasati e che invece negli ultimi anni, a partire dal 2015/2016 con le primarie repubblicane vinte da Trump, è emerso fuori dalla sua caverna per arrivare fino allo Studio Ovale della Casa Bianca e ai fatti dello scorso 6 gennaio.

L’autore ricostruisce nei minimi dettagli il percorso che ha portato a questo stato di cose: partendo dagli anni Novanta, descrive i gruppi neonazisti di allora che formavano milizie armate e che rivendicavano il loro potere in quanto “cittadini sovrani”, ovvero non sottoposti alle leggi federali degli Stati Uniti. Riportando alla mente la loro presunta difesa dei confini americani dagli immigrati e alcuni pesanti scontri e stragi avvenuti fra questi gruppi e le forze dell’ordine, Neiwart introduce una delle questioni più sottovalutate negli ultimi decenni in America: il terrorismo interno, portato avanti dai bianchi contro i non-bianchi.

Questo movimento viene rinfocolato dagli eventi dell’11 settembre, che hanno favorito una retorica militaristica legittimando l’emergere di un forte sentimento contro tutti i musulmani. Neiwert, poi, procede nel descrivere come le credenze sbagliate dei gruppi suprematisti e neonazisti si siano spostate, passando dall’essere relegate a un mondo oscuro e minoritario al diventare forza politica prevalente infiltrandosi a poco a poco nei ranghi del Partito Repubblicano, fra i conservatori moderati.

Ciò è avvenuto in primis con due novità: la prima è internet. In questo immenso spazio fatto di siti e blog anonimi, gli estremisti di destra hanno potuto accedere a uno strumento di diffusione mai avuto prima. Soprattutto su canali come 4chan, 8chan e Reddit, coloro che propagandavano idee razziste hanno raccolto intorno a sé sempre più persone, in particolare giovani, bianchi, celibi e disoccupati. È da qui che la normalità ha iniziato gradualmente a mutare: da questi canali sono emerse alcune delle più aberranti teorie del complotto degli ultimi anni come il Pizzagate e l’idea per cui Barack Obama fosse in realtà un musulmano, nato fuori dagli Stati Uniti pronto a imporre una dittatura religiosa in America.

Qual è l’idea di fondo che portano avanti queste persone? È che siano loro ad essere sotto attacco, come se ci fosse qualcuno pronto a togliere le posizioni di comando che finora i bianchi hanno avuto, imponendo un governo anti-bianchi che li deporterà tutti in campi di concentramento. In breve, ribaltano completamente il discorso: sono razzisti, suprematisti e neonazisti proprio perché un fantomatico Nuovo Ordine Mondiale è pronto a prendere il controllo e a sterminarli tutti. Per difendersi, saranno loro a sterminare tutti gli altri. È da questo mondo che poi vengono fuori carnefici che davvero compiono stragi ammazzando in sinagoghe e moschee.

La seconda novità: un leader carismatico capace di riunirli tutti e di diffondere queste idee nel mondo istituzionale. Trump. Secondo l’autore del libro, Trump non è fascista ma un narcisista populista di destra, pronto ad appoggiare qualunque idea che lo faccia vincere e che col suo governo ha favorito l’emergere di una situazione di proto-fascismo. Trump non ha mai condannato le parole e gli atti dei militanti di estrema destra che lo appoggiavano. Con un balletto da contorsionista si è sempre difeso dalle domande e critiche dei liberali e progressisti ammiccando, favorendo e persino condividendo la retorica e la violenza dei suprematisti. Proprio come ha fatto il 6 gennaio quando, continuando a sostenere la teoria complottista per cui le elezioni in cui ha perso fossero state truccate, ha incitato e rigettato allo stesso tempo gli atti violenti dei suoi sostenitori.

Trump oggi non è più al potere e forse non lo sarà nemmeno in futuro. Ma l’alt-America, il mondo fascista a cui ha aperto le porte, è ancora lì e tutti noi dobbiamo fare attenzione.

Usa: tra razzismo e suprematismo bianco, un articolo di A. Polverosi || THREEvial Pursuit

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