The other side of Exit Enter
di Emanuele Iavarone

Si è aperta il 3 Marzo 2023 alla Street Levels Gallery, The sign beyond the signature, letteralmente “Il segno oltre la firma”, celato e inedito ciclo artistico/espressivo dello street artist Exit Enter. Già noto al grande pubblico italiano e internazionale, l’artista è conosciuto per il suo celebre e iconico ‘omino’ ritratto nelle più molteplici situazioni e distribuito negli angoli più suggestivi, e non, di alcune tra le più belle città toscane, italiane ed europee. Con questa nuova esposizione Exit Enter tenta di rivelare alcune sfaccettature del suo mondo interiore, mostrandoci opere dalla natura ancestrale e istintiva prodotte in oltre dieci anni nel suo studio e mai esibite pubblicamente.

Classe 1990, Exit Enter nasce a Rosignano Solvay, una piccola frazione della provincia di Livorno, famosa per le sue Spiagge Bianche e il suo mastodontico stabilimento per la produzione della soda. In questo contesto marcatamente dualistico, in cui la natura del litorale livornese e l’architettura industriale si incontrano e si mescolano dando alla luce una tra le spiagge più particolari e controverse del mondo, cresceva e si contaminava il giovane artista.
Possiamo solo immaginare come la quotidianità di un contesto così particolare possa aver influenzato il bambino Exit. L’animo dell’artista di oggi sembra infatti manifestarsi in una costante dicotomia. Già a partire dal nome, fatto di due parole semanticamente opposte, exit/uscire ed enter/entrare, per arrivare a quella che fino ad oggi è stata la sua espressione artistica, contraddistinta da una prima ed estroversa fase street e da questa seconda e introversa fase di lavori su tela. Seconda e intima fase che ha sempre accompagnato Exit Enter, ma che solo quest’anno ha deciso di rivelare.
Gli anni passavano a Rosignano, finché nel 2009 Exit Enter fa una scelta che gli cambierà la vita: trasferirsi a Firenze per frequentare l’Accademia delle Belle Arti, dove incontrerà il Professor Saverio Vinciguerra, figura catalizzatrice nella vita dello studente Exit, che lo indirizzerà verso una forma artistica più legata all’astrattismo e a una ricerca caratterizzata da gestualità e sperimentazione, rappresentazioni primitive e simboliche. È proprio in questi anni che, tra i vari esperimenti su tela e i compulsivi disegni giornalieri sul suo sketch book, Exit Enter inizia a prendere forma. Altra fondamentale fase è quella di avvicinamento alla cultura dei rave party, il cui contesto sociale e la musica tekno ispirano all’artista molte delle sue prime opere.

In questo contesto e con queste ispirazioni, taggandosi originariamente come ·K, Exit Enter inizia a uscire per strada con la necessità di esprimersi. È un periodo molto particolare, di ricerca, in cui le passeggiate notturne simboleggiano il suo personale modo di dare significato alla vita, ma rappresentano anche e soprattutto una via alternativa di espressione. Nasce così, da un desiderio inconscio di evasione, Exit.
Nel 2013, con queste premesse, vediamo apparire per la prima volta nei suoi schizzi ‘omino’, inizialmente suo alter ego, che ben presto diventa un vero personaggio del panorama fiorentino, dando all’artista la possibilità di esprimere concetti legati all’amore e all’inclusione, ma anche critiche e punti di vista taglienti e sarcastici sull’attualità fiorentina e italiana. Liberando il suo personaggio in strada Exit permette alle persone di entrare nel suo immaginario. È proprio da questa alchimia di necessità vitali ed espressive che nasce e prende forma Exit Enter.
Entrando nello spazio espositivo della Street Levels Gallery le opere temporalmente più datate di The sign beyond the signature sono Tempi Moderni, Metropolis, Filiforme e la serie di illustrazioni intitolata Cantieri Aperti (2014). Situate all’ingresso, quasi a voler introdurre i visitatori ai primi esperimenti dell’artista, sono opere fortemente influenzate dalla cultura rave, come si può notare dalle ambientazioni degenerate e volutamente distorte che rimandano ai muri di casse dei free party. Le architetture visibili risultano quindi essere approssimazioni astratte dei sound system, più meccaniche e robotiche, plasmando così un paesaggio urbano che si esprime su più livelli e con molteplici sovrastrutture.

Giunti nella seconda nicchia dello spazio espositivo, notiamo come rispetto alle prime tele, contraddistinte da una colorazione prevalentemente bianco nera, venga lasciato spazio a opere in cui Exit Enter fa irrompere i colori primari rosso, blu e giallo. In Nuvola rossa, Golden Bridge, Missing Lock e Urban Mayor (2015) possiamo apprezzare come la compenetrazione tra ambiente urbano e sound system sia ancora presente, ma con toni più leggeri, come se i colori andassero a stemperare quella cupa dimensione urbana descritta fino a quel momento dall’artista, e che tenta costantemente di ridefinire.

Proseguendo nel percorso espositivo tra l’ultima nicchia e la living room, completamente ristrutturata e solitamente chiusa al pubblico, si ritrovano due delle opere principali della mostra: The sign beyond the signature e Fuga interiore. La prima, prodotta nel 2021, dà il nome alla mostra ed è un’espressione artistica di puro e catartico istinto. Spray e pittura lavabile su tela, in un’alchimia di bianco e nero atta a mostrarci quanto per Exit Enter l’importante non sia sempre dare o veicolare un messaggio preciso, quanto ricordare a chi guarda, la potenza che può avere la pura gestualità istintiva. Il ritmo dell’artista, ricostruibile attraverso tratti, schizzi e graffi, ci mostra una composizione di segni equivalenti a una vera e propria sequenza ritmica.
La seconda, Fuga interiore (2022), un’illustrazione con china su Fabriano F4, è l’unica opera dove appare chiaramente ‘omino’. Rappresenta un soggetto sproporzionato rispetto al bucolico paesaggio circostante che pare soffrire il peso della sua stessa forma, come un carico troppo pesante da portare sulle spalle. Scevro dell’estetica pop in cui siamo solitamente abituati a vederlo per le strade, ‘omino’, corpo filiforme definito solo dall’approssimazione della figura umana, vaga per una pianura piatta e industriale, lasciando traccia dietro sé solo per mezzo della sua stessa ombra. In quest’opera, a mio parere, traspare tutta la malinconia che l’artista ha accumulato nell’essere definito esclusivamente da una singola forma, ‘omino’ appunto, che gli è stata cucita addosso da più di 10 anni di carriera, ma che non riesce evidentemente a mostrare la totalità e la complessità delle emozioni e sensazioni dello stesso Exit Enter che gli ha dato vita.

Ultime, in ordine temporale, sono le tre serie di opere create ad hoc per la mostra: Segni rossi, Segni bianchi e Segni mostri (2023). Distribuite tra la living room e l’ultima nicchia, oltre a essere le opere dalla natura più compulsiva e rapsodica della pittura dell’artista, sono il risultato diretto della scommessa fatta dalla Street Levels Gallery. Sì, perché tutto ciò non sarebbe stato possibile se i ragazzi dell’associazione A testa alta non avessero spronato Exit Enter a mostrarsi al pubblico nella sua dimensione artistica più intima, emotiva e istintiva che fino ad oggi giaceva chiusa in un magazzino e tra le idee dell’artista.
Ascoltare Exit Enter raccontare il momento in cui, dopo anni, ha portato di nuovo alla luce i suoi vecchi lavori è stato emozionante. Sorrideva e sembrava leggero come solo la condivisione di un bagaglio artistico ed emotivo può dare.

Catalogo della mostra: https://www.streetlevelsgallery.com/wp-content/uploads/2023/03/The-Sign-beyond-The-Signature_Catalogo-Digitale.pdf
Sito artista: https://exitenter.it/
All photos by Emanuele Iavarone