Tante forme, una sola artista: Nian
di Emanuele Iavarone
Contorsione, Intrigo, Segreto, Riparo, Incontro, Scontro. Questi e molti altri sono i temi, e i nomi delle opere, che la street artist Nian ha scelto di esporre alla Street Levels Gallery dal 10 Giugno al 1 Luglio 2022. In questa mostra intitolata Intro, dal latino intrō «dentro», l’artista ci propone un viaggio introduttivo e introspettivo all’interno di un immaginario ricco di contorte ma eleganti figure femminili alla costante ricerca di nuove forme da poter assumere per esprimersi al meglio.
Nian nasce a Prato nel 1990 e fin da piccola manifesta una spiccata predilezione per il disegno e la pittura. La madre, una volta accortasi della sua passione, la sprona costantemente fornendole sempre nuovi materiali sui quali la giovane artista ha la possibilità di sfogare la propria creatività. Col passare degli anni Nian sceglie di coltivare la sua carriera artistica iscrivendosi dapprima all’Istituto d’Arte e poi all’Accademia delle Belle Arti di Firenze – sua seconda casa e luogo nevralgico del suo percorso – dove per la prima volta riesce a condividere con il pubblico la bellezza delle sue opere. Nian, infatti, fino a quel momento non mostrava volentieri le proprie opere. A farle scoprire finalmente il suo spazio e la sua libertà nell’esporsi è stato l’incontro con un nuovo mondo e lo stretto legame con un gruppo di amici che, uniti dall’anonimato, la notte tentano di ridefinire un orizzonte urbano troppo legato ai fasti di un glorioso passato rinascimentale.
Tutte le esperienze e gli interessi sommatisi negli anni, spingono Nian ad approfondire storicamente le metamorfosi che la figura femminile ha attraversato nei secoli, portandola ad appassionarsi all’archeologia e al culto delle divinità femminili, quali generatrici di vita e protettrici dei legami della società e della loro stabilità.
Entrando negli spazi della Street Levels Gallery, le prime opere che si ha il piacere di poter osservare sono tre dei suoi lavori temporalmente più datati tra quelli esposti, anno 2020: Contorsione 1, 2 e 3. Su uno sfondo neutro, tre figure femminili aggrovigliate su se stesse tentano di assumere una forma che possa riempire al meglio lo spazio messo a disposizione dalla tela. Proseguendo all’interno della mostra, tale leitmotiv si può osservare in molte delle sue opere, ma, facendo attenzione alle date di produzione, possiamo notare come gli sguardi distaccati, le espressioni vuote e gli sfondi neutri dei primi lavori si trasformino in volti vivi e solari con occhi e bocche sorridenti, fino alle opere Corallo, Rubino, Cremisi e Porpora, quasi ammiccanti e sensuali, come se l’artista nel corso del tempo avesse progressivamente riscoperto la tranquillità e preso confidenza con quel concetto di forma che prima la costringeva.
Questa calma ritrovata in una forma non più limitante e costrittiva, ma intesa come nuovo spazio libero di espressione, si sublima nelle opere La memoria dell’acqua 1 e 2. L’acqua stereotipicamente non ha forma e allo stesso tempo può averle tutte. I femminini di queste opere si versano addosso l’acqua quasi come a tentare di nutrirsi con essa. L’acqua le fluidifica, le trasforma, le rende plasmabili. Quella forma tanto cercata nelle prime opere è ora resa al meglio da questa nuova rivelazione, tanto che nell’opera a chiusura della trilogia, Ombra di primavera, una ragazza abbraccia serena una pianta con un fare quasi materno, molto rassicurante, come se con l’acqua con cui si è nutrita riuscisse quasi a nutrirla a sua volta, decretando definitivamente l’alchimia tra uomo e natura già osservata in altre opere dell’artista.
Tali opere sono principalmente visionabili tra le vie centrali di Firenze e ci mostrano figure e volti femminili sempre accompagnate da piante e fiori, quasi a voler comunicare la profonda connessione tra essere umano e natura. Il rispetto per la natura si riflette anche nella scelta dei materiali da utilizzare per attaccare le opere sui muri: un misto di acqua, zucchero e farina. Non andando ad intaccare la parete retrostante, le opere diventano un vero e proprio dono o un’espressione che nel tempo si degrada, scompare, si trasforma.
Nian è un’artista eclettica che non si accontenta solo di disegnare e dipingere, ma, come ci mostra con altre sue opere esposte, si diletta anche con matite, carboncino e calcografie, per non parlare delle maestose opere murarie sparse in giro per la Toscana e l’Italia.
L’opera da cui prende nome la mostra, Intro, è posizionata paradossalmente sulla parete più lontana dall’ingresso: uno specchio dipinto, contornato da una cornice intagliata. Al suo interno troviamo il volto di una giovane donna, creato con l’utilizzo di colori per vetro e acrilico. La vera particolarità di quest’opera risiede però nel fatto che gli occhi del soggetto siano volontariamente lasciati specchiati, come a consentire a chi vi si riflette di osservarsi. Gli occhi sono lo specchio dell’anima: specchiandosi negli occhi di un altro, rispecchiamo noi stessi. Siamo tutti una stessa cosa.
Chiedendo all’artista le prime tre parole che le vengono in mente per dire Nian, ci risponde: corpo, colore e gioco. Tiene a precisare però che tali parole sono legate al presente, al qui e ora, come se la forma tanto ricercata fosse ancora in fase di definizione o in continua trasformazione dinamica.
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All photos by Emanuele Iavarone