Three Faces

La terza faccia della medaglia

Olafur Eliasson, un articolo di E. Iavarone || THREEvial Pursuit


Olafur Eliasson

Ciò che vedete dipende da voi

di Emanuele Iavarone

Nel tuo tempo, Olafur Eliasson, photo by Emanuele Iavarone

Architetto e designer, Olafur Eliasson è uno degli artisti contemporanei più apprezzati e significativi degli ultimi trent’anni, conosciuto e ancora celebre per un’immensa e pragmatica installazione posta nel 2003 all’interno dell’atrio della Tate Modern di Londra. The Weather Project è infatti l’opera che ha definitivamente segnato un cambio nel modo in cui le persone percepiscono e interagiscono con l’arte contemporanea. Ma facciamo un passo indietro…

Olafur Eliasson nasce a Copenaghen in Danimarca nel 1967. Fin dai primi anni di vita, causa la separazione dei genitori, si ritrovò a passare molto tempo in Islanda, dove il padre viveva. Artista incompreso, Eliasson Senior, amava giocare e sperimentare un po’ troppo con le sue creazioni, e forse proprio per questo non esplose mai. Ad ogni modo, di quei giorni Olafur non riuscirà più a dimenticare la riproduzione in scala uno a uno della testa di suo padre che egli usava tenere in casa su un piedistallo.

Da Abstract: The art of design

Crescendo si trovò quindi a confrontarsi con una figura paterna non convenzionale, che puntava a essere nonostante la passione per l’arte in Eliasson senior fosse canonicamente accostata all’apparire. Il giovane Eliasson iniziò così a disegnare e creare senza pressione e per il semplice gusto di farlo. Inoltre l’Islanda gli permise di sviluppare fin da bambino una grande passione per gli spazi aperti e la natura incontaminata, passione che ritornerà in molte delle sue opere più celebri.

All’età di circa ventun anni, Olafur decise di lasciare la Danimarca e di trasferirsi in Germania. Inizialmente, tale decisione non risultò affatto facile da gestire, ma la passione e la voglia di sperimentare arte non gli mancavano e l’incoscienza giovanile fece il resto. Durante il viaggio a Berlino – città che alla fine degli anni Ottanta era attraversata da un groviglio di contraddizioni e tumulti – assistette all’abbattimento storico del Muro: quell’esperienza riecheggia ancora nella testa dell’artista, tanto da essere stata ed essere tuttora d’ispirazione per più di un’opera.

In ogni caso, il fermento socio-culturale risultante dalla caduta del Muro spinse la città e i suoi abitanti a reinventarsi, riscoprirsi e a essere vivi come mai prima. Aver attraversato e superato anche questa difficoltà portò rapidamente Berlino tra le città più adatte ad ospitare e ispirare tutti quegli artisti e attivisti che in quegli anni cercavano nuova linfa vitale. È in questo contesto che il giovane Eliasson inizia iniziò a confrontarsi e trarre ispirazione da tutto il suo background culturale.

Nei suoi primi anni di attività Olafur si interessò molto a ciò che riempiva lo spazio, quell’elemento invisibile che non è solo aria. Ma come poteva mostrare il Nulla? Una delle sue prime opere, nonché trampolino di lancio verso il grande pubblico, è Beauty che espone per la prima volta nel 1993. La particolarità di quest’opera consisteva nel tentativo di riprodurre un arcobaleno, ed è qui che Olafur inizia a mescolare assieme arte e scienza.

Se si sa come funziona un arcobaleno, non c’è nulla di complicato. Tutto dipende da tre elementi: l’angolazione dell’occhio che guarda, la goccia d’acqua e la luce che vi passa attraverso. Così, mettendo insieme degli ugelli che spruzzavano acqua nebulizzata e dei faretti, lo spettatore, se posizionato nella parte giusta della stanza, poteva vedere l’arcobaleno. Questo fece riflettere molto l’artista sul concetto di spettatore e sul concetto di spazio. Questo infatti, nella visione di Eliasson, deve essere totalmente funzionale a colui che osserva poiché, quando quest’ultimo lascia la mostra e la stanza rimane vuota, viene a mancare un componente dell’opera stessa (in questo caso l’occhio) e quindi non c’è neanche più arte.

Nel tuo tempo, Olafur Eliasson, photo by Emanuele Iavarone

Il suo lavoro dopo quella rivelazione non fu più creare, ma piuttosto esplorare il concetto di ciò che chiamiamo verità, che ora come non mai dipendeva per lui dai vari punti di vista: è lo spettatore che crea la realtà attraversando lo spazio; è lo spettatore a trasformare le idee dell’artista in arte.

“Ciò che vedete dipende da voi”

Olafur Eliasson

Negli anni successivi al primo grande successo Olafur iniziò a studiare la luce e il modo in cui si formano i colori. Fu così che quasi alla fine degli anni Novanta, esplorando l’affascinante mondo dell’ottica e della luce, si ritrovò a confrontarsi con una lampada monofrequenza e la sua straordinaria caratteristica. Essa infatti, non emettendo nessuna luce bianca, era in grado di limitare la percezione dei colori visibili all’interno di una stanza, mostrando solo tonalità del giallo e del grigio. Nacque così Room for One Color, un’intera sala in cui venivano collocate sul soffitto luci monofrequenza.

Nel tuo tempo, Olafur Eliasson, photo by Emanuele Iavarone

“[L’esperienza] di trovarsi in uno spazio monocromo varia certamente a seconda del visitatore, ma l’impatto più evidente della luce gialla è la consapevolezza che la nostra percezione venga assorbita: diventiamo consapevoli dell’esistenza di un filtro rappresentativo, improvvisamente ci accorgiamo che la nostra vista semplicemente non è oggettiva e con ciò riusciamo a vedere noi stessi sotto una luce diversa”

Olafur Eliasson

Durante la prima esposizione, nel 1997, gli fu proposto di posizionare una rosa rossa in un vaso sul pavimento così che il visitatore, guardandola, potesse accorgersi che non era più rossa. Olafur si rifiutò perché a quel punto la protagonista della stanza sarebbe stata la rosa e non le sensazioni dei visitatori.

“A volte siamo ossessionati dal come e perdiamo di vista il perché facciamo ciò che facciamo”

Olafur Eliasson

All’inizio del nuovo millennio l’artista iniziò a prendere coscienza del problema ambientale e, lavorando a stretto contatto con il direttore della Tate Modern di Londra, concepì un progetto che avrebbe interessato l’intero atrio, una sala molto alta e con una volumetria molto abbondante a disposizione.

Come prima cosa, riprodusse l’intero atrio in scala all’interno del suo laboratorio d’arte, dopo di che iniziò a pensare nuovamente a come rendere visibile lo spazio vuoto occupato dall’aria che aveva a disposizione. Gli venne in mente così di far invadere l’atrio da del vapore e di far installare una serie di specchi sulle pareti laterali più alte e sul soffitto, in modo da far percepire al pubblico la stanza come più grande, ingannando il cervello e di conseguenza l’occhio umano.

Infine decise di utilizzare nuovamente la luce monofrequenza, creando una mezza sfera che si rifletteva nel soffitto specchiato, dando ancor più l’impressione di una stanza senza limiti. Dopo averla testata varie volte in altre opere, era infatti arrivato alla conclusione che essa fosse in grado di far provare a chi la guardava una sorta di sensazione ultraterrena di rilassatezza, che unita alla nebbia e alla forma sferica dava l’effetto di un vero e proprio cielo artificiale. Nacque così nel 2003 The Weather Project, punta di diamante delle installazioni di Olafur Eliasson, anche grazie ai due elementi principali delle prime due opere citate, nebbia e luce monofrequenza, che oramai lo caratterizzano ma non definiscono.

olafur eliasson
The Weather Project, Olafur Eliasson, 2003.

Infatti la produzione di Olafur non è solo legata a installazioni e opere d’arte, ma anche ad architettura e design. È lui infatti il primo a sviluppare e successivamente utilizzare la simmetria pentamera come forma architettonica strutturale. Ma questo è solo uno dei progetti architettonici portati avanti da Olafur in tutto il mondo, progetti innovativi e mai banali dove si cerca sempre di far comunicare l’architettura con le caratteristiche morfologiche della regione in cui viene costruita.

Oramai riconosciuto come attivista ambientale, nel 2014 concepì un’opera utilizzando del vero ghiaccio proveniente dalle calotte polari. Ice Watch, opera concepita con lo scopo di sensibilizzare il maggior numero di persone, consisteva nell’esporre in più piazze tra Londra e Parigi dei blocchi di ghiaccio lasciando che i passanti li toccassero e ci interagissero, rendendosi conto del loro scioglimento.

Ice Watch, Olafur Eliasson, 2014.

Per questo e molto altro Olafur Eliasson è oramai considerato uno degli artisti più famosi al mondo e finalmente, dopo piccole e sporadiche esposizioni sparse per l’Italia, sbarca a Firenze con la mostra più grande mai realizzata nel bel paese intitolata Nel tuo tempo. All’interno della mostra organizzata a Palazzo Strozzi si possono ritrovare alcuni tra i suoi più grandi successi, ma anche opere inedite come l’imponente Under the Weather, esposta all’interno del cortile aperto al pubblico, in cui l’artista utilizza il cosiddetto “effetto moiré”, un particolare effetto ottico che dona all’opera uno sfarfallio o interferenza visiva, per far sembrare l’opera viva e in continua trasformazione davanti ai nostri occhi.

Entrando nel Piano Nobile poi si possono ammirare anche opere concepite ad hoc per Palazzo Strozzi, come Triple Seeing Survey, Tomorrow e Just Before Now. In queste installazioni, composte principalmente da faretti colorati che proiettano l’immagine delle finestre su pannelli verticali, si possono apprezzare tutte le irregolarità del vetro di cui sono composte, facendo risaltare bolle, graffi e polvere, consentendo ai visitatori di prendere coscienza del vetro come membrana che separa l’interno dall’esterno. Questa superficie “mediatrice” ha una fondamentale funzione protettiva, ma consente anche la comunicazione visiva.

Nel tuo tempo, Olafur Eliasson, photo by Emanuele Iavarone

Attraverso le sue opere, l’artista ci porta a interrogarci su quello che noi percepiamo come realtà, ma che in verità è una mera creazione artistica. Creazione artistica che sovverte e modifica la percezione degli spazi. Il pubblico ha così l’occasione di relazionarsi al luogo in cui si trova con una consapevolezza nuova e unica. Ogni spettatore sarà quindi immerso in una realtà tutta da scoprire, in un’alchimia di storia e contemporaneità che crea qualcosa di totalmente nuovo, da vivere qui e ora, nel tuo tempo.

Olafur Eliasson, un articolo di E. Iavarone || THREEvial Pursuit

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