Three Faces

La terza faccia della medaglia

Riattivache?!?!? || Intervista a infinipi, riattivatore di Invader, di G. Silvestrelli || THREEvial Pursuit


Riattivache?!?!?

Intervista a infinipi, riattivatore di Invader

di Giorgio Silvestrelli

Gli amanti di street art e dell’arte contemporanea avranno sicuramente sentito parlare di Invader. Questo noto artista francese realizza principalmente mosaici che attacca in giro per il mondo. Ma cosa succede quando queste opere vengono staccate? Con questa domanda in testa, dopo approfondite ricerche, sono venuto a conoscenza di una specie di “organizzazione segreta” che si fa carico di ricostruire questi mosaici e riportarli in strada. Sono i così detti “riattivatori”.
Dopo lungo girovagare su internet, sono entrato in contatto con uno di loro. Anche lui street artist, il suo nome è
infinipi. Ecco cosa ci ha raccontato.

Giorgio Silvestrelli: Ciao come stai? Tutto bene, spero. Vuoi innanzi tutto raccontare ai lettori di Three Faces chi sei e cosa fai?

infinipi: Ciao! Tutto bene, grazie mille. Il mio nome e cognome preferisco non rivelarli. Il mio nome d’artista invece è infinipi. Ho una quarantina d’anni e sono laureato in informatica e matematica. Sono nato a Roma. Madre francese. Padre italiano. Vivo a Miami da un bel po’ di tempo. Mmmh cos’altro, parlo molte lingue.

Cosa faccio? Difficile da spiegare in poche parole, ma diciamo che sono un artista tradizionale e anche aziendale. Con il termine tradizionale intendo che lavoro con vari materiali come inchiostro, resina, pitture, legno, mosaici. Tutto quello che capita a tiro e che m’ispira!
Ho anche una ditta di consulenza e sviluppo digitale dove, con il mio team, facciamo integrazione e creazione di applicazioni per web e mobile per diverse aziende. Sicuramente meno divertente, ma paga le bollette! (ride n.d.r.)

GS: Ho voluto fortemente questa intervista per parlare di un argomento che, anche chi è nel mondo della street art da tempo, non conosce. Parlo dei riattivatori di Invader, di cui tu fai parte. Ma prima, mi sembra doveroso parlare di Invader. Vuoi fare una tua personale introduzione su questo street artist conosciuto in tutto il mondo?

i: Certo. Invader è un artista francese “senza volto” che ha creato la sua fama a livello mondiale usando piastrelle di vetro e ceramica ricreando inizialmente personaggi di video giochi (Space Invader, Galaga, Super Mario Bros, Pac-Man ecc.) della nostra gioventù (anni ’70 e ’80 n.d.r.). Pian piano, ha creato i suoi “personali” alieni. I pezzi sono installati in posti sempre visibili ma incospicui. Spesso, infatti, sono davanti agli occhi di tutti ma, se non guardi in quel posto, non si vedono. Il 99% dei suoi lavori sono mosaici, ma ha fatto anche molte stampe, adesivi, abbigliamento e sculture.

Oggi, con internet e le aste mondiali, il suo nome è spesso accostato a quello di Banksy e altri famosi street artist “senza volto”. Le opere di Invader sono vendute all’asta per migliaia se non milioni di dollari. Tutti i circa 4000 pezzi installati per le strade del mondo, in quelle che lo stesso Invader chiama “invasioni” hanno un clone, chiamato Alias. Spesso gli Alias sono esposti in gallerie oppure vengono venduti attraverso gallerie autorizzate.

I mosaici alle più basse latitudini si trovano in mezzo al Golfo del Messico mentre il mosaico in più alto di tutti invece si trova nella Stazione Spaziale Internazionale ed è stato portato dall’astronauta italiana Samantha Cristoforetti. Sì, esatto, c’è un’opera di Invader in orbita nella stazione spaziale!

GS: Ora che abbiamo parlato di questo grande street artist parliamo del termine “riattivazione”. Chi è e che cosa fa un riattivatore di Invader?

i: Un riattivatore è una persona che si incarica di rimettere al proprio posto i mosaici di Invader che sono andati distrutti o rubati in giro per il mondo. Una riattivazione è una replica dell’originale montata da un riattivatore e non dall’artista. Ogni riattivazione deve essere richiesta e approvata da Invader in persona. Le mattonelle devono essere uguali a quelle originali (marca, modello colori, ecc.). L’opera riattivata deve essere nello stesso luogo dove era originariamente il pezzo, e va anche fotografato. Se ci sono ancora mattonelle vecchie o del vecchio cemento, tutto deve essere rimosso e pulito per assicurare una buona adesione della riattivazione.

Le riattivazioni vanno fotografate ancora prima di essere installate per essere sicuri che il pezzo sia identico o il più simile possibile all’originale. Mattonelle giuste, tonalità giuste, che il pezzo sia ben “dritto” ecc. Una volta installato, il pezzo viene fotografato e la foto spedita ad Invader. Quando arriva la sua approvazione, la riattivazione può definirsi conclusa. L’obiettivo: che nessuno sappia se è l’originale o una riattivazione. Il valore reale della riattivazione: il costo delle mattonelle, della colla e del cemento.

GS: Perché hai deciso di diventare un riattivatore? Come sei venuto a sapere di persone che riattivano le opere di Invader? Ti va di raccontarci tutti i passaggi di una riattivazione?

i: Abito a Miami da molto tempo e avevo visto diversi pezzi di Invader in giro per la città. Mi piacevano molto ma, spesso, mi accorgevo che venivano rubati o distrutti. Erano già molti anni che seguivo questo artista su Instagram e un giorno lui postò una foto di un suo mosaico scattata da una fan francese. In quel momento mi è venuto in mente di seguire su questo social anche i suoi fan. Negli stessi giorni avevo anche scoperto che c’era un’applicazione per cellulari riguardante Invader. Poi ti spiegherò qualcosa in più su questa applicazione. Tornando a noi, seguendo questi fan mi sono reso conto che alcuni di loro postavano foto di pezzi che sembravano nuovi ma i nomi mi risultavano vecchi.

Questo mi ricorda che non ho spiegato la storia dei nomi! Ogni pezzo di ogni città ha un nome. Normalmente le tre prime lettere sono la sigla della città e dopo viene il numero sequenziale dell’installazione nella medesima città. Per esempio a Miami ci sono 85 pezzi perciò tutti i pezzi si chiamano MIA_ (città) e il numero, ad esempio MIA_69.

Tornando alla nostra storia, mi sono reso conto che i nuovi pezzi che Invader installava all’epoca erano tipo PA_1000 e questi fan stavano postando foto di PA_130 con cemento che sembrava ancora umido, cosa che dopo dieci anni non dovrebbe accadere. È in questo modo che ho scoperto la parola “riattivazione”.

Negli stessi giorni in cui sono venuto a conoscenza delle riattivazioni, è stata lanciata una nuova versione di Flashinvaders, una app creata proprio da questo street artist. Si tratta di una specie di caccia al tesoro virtuale e reale. Il gioco consiste nel trovare i mosaici nella realtà, fargli una foto con l’applicazione e guadagnare punti per ogni pezzo trovato e fotografato. I punti vanno da 10 a 100. Il punteggio dipende da molti fattori: dalla complessità del pezzo, il luogo dove è installato il mosaico e la sua grandezza.

Con l’aiuto di internet mi sono messo a cercare dov’erano i pezzi qui a Miami. Ho trovato online delle mappe e possedevo anche un libro pubblicato da Invader che riporta tutte le foto dei mosaici della mia città. Parecchi di loro non esistevano più, ciònonostante mi sono messo a giocare con i mosaici ancora esistenti. A quel punto ho provato ad entrare in contatto con Invader e il suo entourage per vedere se mi permettevano di riattivare dei pezzi qui a Miami. Ma i miei tentativi fallirono, nessuno mi rispondeva. Dopo circa un anno, ricevo all’improvviso un messaggio da un gruppo di riattivatori in Inghilterra. Non avevano risposto ai miei messaggi precedenti, quelli inviati con il mio profilo Instagram personale, ma rispondevano invece ad un account Instagram che avevo creato e chiamato ReactivationTeamUSA, dove avevo postato una foto qualsiasi di un mosaico che ero riuscito a trovare qui a Miami.

Tramite questo account ho cominciato a seguire altri account di riattivatori europei. Non passarono neanche 24 ore che subito hanno cominciato a bombardarmi di messaggi chiedendomi chi fossi, da dove venissi e cosa volessi ma, soprattutto, mi domandavano chi pensassi di essere per postare quelle foto che non c’entravano nulla con le riattivazioni. Spiegai che cercavo di sapere come poter fare per “formalizzare” la mia accettazione nella “squadra” dei riattivatori e come fare per poter riattivare i pezzi a Miami. A quel punto mi chiesero se avessi parlato con i riattivatori di Los Angeles o di New York. Gli dissi che non sapevo assolutamente chi fossero e, cortesemente, chiesi che mi mettessero in contatto con loro. Poi ci fu il silenzio. Niente più risposte. Niente di niente.

infinipi

Per più di un anno ho seguito attentamente chi veniva a Miami tramite l’app, però erano poche le persone in confronto alle altre grandi città. Per puro caso, quella stessa estate, a Parigi, si tenne un simposio per tutti i fan dell’artista. L’idea mi piacque subito moltissimo ma ero impossibilitato ad andare. Poco dopo scoprii che un meeting di quel tipo era in programma a New York. Mandai subito un messaggio chiedendo di poter fare parte del comitato organizzativo così da poter fare un simposio qui a Miami. Incredibilmente accettarono! Non era una cosa direttamente legata all’artista, ma solo un raduno di fan per conoscersi e fare due chiacchiere sul nostro artista preferito. Colsi al volo l’opportunità di fare questo raduno con l’obiettivo di riuscire a stanare qualche altro fan qui nella mia città.

Miami ha una scena di graffiti e street art abbastanza conosciuta, anche se principalmente a livello locale, ed è una delle quattro città negli USA che sono state “invase”. Ciò nonostante, le persone non hanno un grande interesse per queste cose. Il risultato è che al mio simposio qui in città non venne nessuno.

Ricordo bene che un giorno, mentre pranzavo, ricevetti un messaggio da un tipo in Francia che sapevo essere un riattivatore. Mi chiese se conoscevo qualcuno che avrebbe potuto aiutarlo, dato che aveva intenzione di venire qui a Miami. Da lì ho cominciato a parlare con lui e siamo diventati amici. Per pura coincidenza, quell’estate sono andato a Parigi e ci siamo conosciuti di persona. Ad agosto fu lui a venire nella mia città con un altro riattivatore. Da quel momento in poi, dopo aver fatto la prima “ondata” di riattivazioni con loro, l’entourage di Invader ha cominciato a fare il mio nome agli altri riattivatori che venivano a Miami indicandomi come persona capace di aiutare nelle riattivazioni. Una volta ottenuti i contatti giusti, anche per avere le mattonelle, ho iniziato a riattivare pezzi anche da solo, naturalmente seguendo sempre tutti i protocolli di autorizzazione.

GS: Il vostro gruppo da quante persone è composto? Vi conoscete tutti personalmente? Prendete decisioni insieme? Ti va di spiegarcene le dinamiche?

i: A Miami siamo in due adesso. Sì, naturalmente conosco personalmente l’altro ragazzo che mi aiuta con le riattivazioni. Una persona che prima non conoscevo assolutamente. Tramite Instagram e il gioco, mi ero accorto che c’era qualcuno nella mia città molto appassionato di Invader. Quindi non ho perso tempo e l’ho contattato. È stata una bella scoperta!

Tra di noi non abbiamo dinamiche molto formali. Semplicemente chiacchieriamo e vediamo quali sono i pezzi che ci interesserebbe riattivare. Analizziamo tutti i fattori: se il palazzo esiste ancora, se il mosaico potrebbe durare a lungo, se abbiamo tutte le mattonelle o se riusciamo a recuperarle in tempi brevi. Sembra una stupidaggine, ma trovare le mattonelle è molto, molto difficile! Spesso perché le ditte smettono di produrle, specialmente quelle piccole in vetro. In più, per noi che viviamo in America, le aziende che producono mattonelle sono diverse e quindi spesso dobbiamo comprare e farci spedire le mattonelle direttamente dall’Europa, principalmente dalla Francia. Puoi quindi immaginare i costi.

GS: Quanti gruppi di riattivatori ci sono nel mondo? Che rapporti ci sono tra di voi?

i: Non si sa esattamente. Però fra quelli che conosco e quelli di cui ho sentito parlare direi che siamo circa una ventina sparsi per il mondo. Molti di noi preferiscono che il pubblico non sappia nulla dei riattiavatori. Noi abbiamo tutti una cosa in comune: proviamo ad essere discreti. Solo pochi di noi, invece, sono più aperti e raccontano chi sono e cosa fanno. Qui negli USA, ad esempio, abbiamo una chat comune dove parliamo di tutto, i francesi invece usano principalmente Discord e altre piattaforme. Ogni volta che qualche riattivatore viene qui in America, creiamo una chat su Whatsapp per organizzarci con la logistica, la tempistica, ecc. Io ho il grande vantaggio di parlare molte lingue e questo mi permette di comunicare con tutti i riattivatori del mondo.

GS: Che rapporto c’è tra voi riattivatori di Miami e Invader? V’interfacciate direttamente con lui?

i: Il nostro rapporto è con l’entourage – che noi chiamiamo “studio” – di questo street artist e non direttamente con lui anche se, spesso, lo stesso Invader ci dà consigli su luoghi alternativi dove fare le riattivazioni oppure ci segnala le sostituzioni che dovrebbero/potrebbero essere fatte. Queste sue parole ci arrivano sempre tramite lo studio. Diciamo che lui deve darci la sua personale autorizzazione se, per caso, ci sono variazioni o difficoltà tecniche come, ad esempio, se c’è un muro che è stato demolito o una colonna che non esiste più ecc. Se non ci sono difficoltà, comunichiamo solamente con lo studio. Spesso, se ci mancano delle mattonelle specifiche o difficilmente reperibili, ce le inviano direttamente per aiutarci.

GS: Tutti possono diventare riattivatori?

i: Guarda, è una domanda difficile a cui rispondere, perché in realtà, qui in America, siamo abbastanza separati dalle attività della Francia dove la maggior parte dei riattivatori abitano e agiscono. Qui negli USA ci conosciamo tutti personalmente perché ogni volta che visitiamo una città “invasa” da Invader, ci ritroviamo anche solo per bere una birra insieme. Con la popolarità di Invader in continua crescita, ho sempre più gente che mi chiede, tramite Instagram, molte informazioni su noi ritattivatori.

Spesso, però, mi rendo conto che ci sono ulteriori motivi. Allora, nello stesso modo in cui gli inglesi mi hanno reso molto difficile entrare in contatto con lo studio, io faccio lo stesso con queste persone che mi contattano. Voglio che mi mostrino interesse nel trovare le mattonelle giuste o a montare i pezzi per fare vedere che sono veramente interessati ad aiutarci con le riattivazioni. Lo studio ha anche avuto problemi con certi riattivatori che hanno preso troppo sul personale la cosa e che hanno letteralmente fatto a botte con altri riattivatori. Ci sono stati anche dei casi in cui dei riattivatori hanno venduto loro pezzi spacciandoli per originali e questo è inaccettabile, per me, per Invader e il suo studio. Oggi come oggi è diventato sempre più difficile fidarsi di qualsiasi persona.

GS: Tu partecipi al gioco di Invader? Riattivi le sue opere per accumulare più punti (sto scherzando)? Ci vuoi spiegare un po’ meglio questa parte ludica del progetto di Invader?

i: Sì, certo (ridendo), ci “gioco” anche io. No, non riattivo i pezzi per accumulare più punti. Qui a Miami ci sono dei mosaici posizionati non troppo in alto e che quindi sono facili da rubare. Questi pezzi li ho già rimessi quattro o cinque volte. Riattivo questi mosaici perché fondamentalmente a me piacciono molto. Però, devo essere sincero, ormai sto incominciando a stancarmi perché uso i miei soldi per le riattivazioni e sempre più spesso mi rendo conto che i mosaici che ho riattivato finiscono su internet per essere venduti e vengono spacciati per originali.

Il bello di Flashinvaders, per me, è che io lo uso tipo un catalogo di avventure nel mondo. Giocando con questa app, ho avuto modo di conoscere parecchie città in modi che non avrei mai pensato. Per esempio, a Roma, ci sono parecchi pezzi in centro, nella zona del Colosseo o vicino Piazza Venezia, luoghi che non avrei mai visitato a piedi se non fosse stato per cercare questi mosaici. Lo stesso ho fatto a Lione, in Francia, o ad Amsterdam. È un altro modo di scoprire le città! Con Flashinvaders giocano anche i miei figli che spesso mi chiedono se un determinato mosaico è “uno dei miei” (ride).

La logica alla base di questa app, oltre a vincere punti, è quella di provare a simulare il gioco originale Space Invaders nel mondo reale. Invece di cercare gli alieni sullo schermo e sparargli con un pulsante come facevamo negli anni ‘70 e ‘80, oggi i player cercano gli alieni in giro per il mondo e usano la macchina fotografica del telefonino per “sparargli”. Ogni nuova città che si visita è come un nuovo livello e puoi aumentare il tuo punteggio. In gergo, quando “spari” ad uno dei mosaici questa azione è definita “flash”. È tutto molto divertente e puoi vedere, in presa diretta, gente in tutto il mondo che sta usando il gioco e i pezzi che stanno “flashando”.

Dimenticavo di dirti una cosa, puoi anche “flashare” la stazione spaziale quando vola sopra di te per uccidere lo Space_02 di cui parlavamo prima. Di recente ho anche richiesto allo studio che i player potessero avere la possibilità di flashare il luogo dove è ricaduto Space_01 (puoi vedere il video qui: Art4Space).

GS: Vorrei naturalmente approfondire il tuo personale rapporto con la street art dato che anche tu sei uno street artist. Quando hai iniziato?

i: Prima di iniziare in maniera “ufficiale” posso dirti che sono sempre stato un appassionato d’Arte. Sono abbastanza romantico su questo punto, nel senso che provo sempre a trovare un significato in tutto ciò che mi circonda. Prima usavo un coltellino per mettere le mie iniziali sul tronco degli alberi, poi ho iniziato ad attaccare adesivi in giro e mi rendevo conto sempre più spesso di una cosa: l’adrenalina che si genera nel fare un qualcosa di “non-tradizionale” mi dava sempre una sensazione di euforia pazzesca. Quasi come se avessi assunto degli stupefacenti, ma senza averlo fatto!

Un paio di anni fa la mia vita personale era abbastanza sotto sopra a livello mentale, all’esterno cercavo di darmi un contegno, ma ero molto turbato. Mi tenevo tutto dentro. Un periodo pessimo, che mi ha rubato molti anni di vita, specialmente con i miei figli, dato che non ho potuto godere appieno della loro crescita perché avevo sempre la sensazione di non riuscire a concentrarmi su di loro come volevo. Insomma, è una storia lunga e penso che sia poco inerente alla tua domanda. Per farla breve, un giorno sono andato a fare delle analisi del sangue, risultò che avevo i trigliceridi a 555 (normalmente dovrebbero stare sotto i 130 n.d.r.). Sintetizzando, la dottoressa mi disse: « Non so cosa stai facendo ma SMETTILA altrimenti finisci in ospedale con la pancreatite e a quel punto non ci sarà più nulla che possa darti per far passare il dolore ».

Così ho deciso di cambiare completamente strada. Ho smesso di bere tutti i giorni, di fumare, ho cominciato a fare attività fisica a fare meditazione quotidianamente. Diciamo che questo è stato l’inizio ufficiale di una nuova vita. Ho approfittato di questo cambiamento radicale usando la mia arte come valvola di sfogo e per provare a sciogliere dei nodi molto grandi che avevo dentro di me. Questo era un modo di urlare al mondo senza aprire la bocca. Anche oggi fare arte è, per me, una vera valvola di sfogo. Di tanto in tanto, facevo vedere i miei pezzi agli amici. Le reazioni, anche alle mie opere non finite, erano sempre più spesso un “Wow!” o un “Che bello!”.
Le mie opere che non erano fatte per gli altri, all’improvviso, avevano un pubblico e piacevano.

Nel corso degli anni, quasi involontariamente, ho cominciato a seguire e a capire un po’ meglio come ogni artista – possiamo chiamarli street artist o semplicemente artisti, tanto per me sono la stessa cosa – agiva ed è in quel momento che è nato il concetto di infinipi.
infinipi è il nome della mia arte e il mio nome d’arte. Diciamo che è una specie di concetto matematico, ora ti spiego.

Il Pi greco è una costante matematica composta da una serie di numeri che non si ripetono mai. Se una persona decidesse di creare un algoritmo per trasformare dei gruppi di numeri in lettere, dal Pi greco sarebbe possibile estrapolare tutte le parole del mondo. Tutti i nomi delle persone che ami e che hai amato e tutte le frasi che hai detto e che dirai nel corso di tutta la tua vita. Infinito invece è chiaro. Vuol dire per sempre. Riassumendo, in maniera forse un po’ banale: tutto ciò che un individuo può dire o fare per sempre. L’amore è molto importante nella mia vita e nella mia arte. Gli altri soggetti che spesso utilizzo nelle mie opere sono le carpe e/o i pesci e anche i simboli dei chakra, i centri di energia del corpo.

infinipi opera

GS: Cosa ti ha spinto a diventare uno street artist?

i: Boh… Ad essere sinceri non è che un giorno mi sono svegliato e ho detto: « Voglio essere uno street artist! ». Negli anni ci sono state molte persone che mi dicevano che gli piaceva ciò che facevo. Mia madre, anche poco prima che venisse a mancare, mi spingeva a trovare il modo di guadagnare qualche soldo con la mia arte, con la mia passione e sosteneva che avrei dovuto continuare a svilupparla. Un po’ per questo motivo, un po’ per via delle mie vicissitudini di salute fisica e mentale, anni fa ho ultimato il disegno di una carpa che avevo in cantiere. La carpa significa guerriero, lottatore.

Da allora mi sono dedicato agli sticker e ai miei personali mosaici. La maggior parte dei mosaici sono del Pi greco con il simbolo dell’Infinito oppure delle scritte. Tutti hanno una precisa simbologia, non sono altro che l’espressione della mia sofferenza, il mio modo per esporla al mondo. Ho dei mosaici sparsi per le città in America, in Europa, e anche ai Caraibi, ne ho installati più di un centinaio. Oggi ho anche dei pezzi esposti in alcune gallerie a Parigi, e qui a Miami. Ricevo commissioni per pezzi relativamente piccoli, ma una volta me ne hanno chiesto uno con più tredicimila mattonelle!

Ho più di una ventina di sticker diversi che molte persone vedono nelle strade di Miami. Ho collaborato anche con molti artisti conosciuti. Sono solo io che decido cosa posso o non posso fare con la mia arte.

Mi diverto, e qualche cosa ci guadagno anche! Per ora uso questi soldi sia per comprare altri materiali, sia per fare delle riattivazioni di Invader ma anche per produrre io stesso nuove opere. Ad esempio compro mattonelle francesi, dove la spedizione costa più delle stesse mattonelle, ma anche resine speciali o vernici cromate. Spero vivamente che un giorno potrò vivere solamente facendo arte. Il mio focus in questo momento è di creare una serie di opere, mosaici, pezzi in resina e anche qualche quadro per poter fare un solo show. Vorrei fare questa esposizione in concomitanza con la “stagione dell’arte” qui a Miami, quando si svolgono molti grandi eventi come Art Basel, Art Miami e altri.

GS: I tuoi lavori prendono grande ispirazione da Invader, questo è evidente. Ci sono altri artisti (non solo street artist n.d.r.) che ti ispirano?

i: Moltissimi! Invader m’ispira per la sua semplicità e per il concetto dentro la sua arte. Inoltre un mosaico ha molti vantaggi, specialmente nel piazzarlo. Ma, come ti raccontavo poco fa, produco anche molte opere che non sono mosaici.

Tra gli street artist da cui traggo ispirazione vorrei citare: WRDSMTH, Kai, Shepard Fairey, ENX, Atomiko, The London Police, Clet Abraham, Mcn.spl, d*Face, Padhia (Unfuk Yourself), Ahol Sniffs Glue, Andre Saraiva, vhils, El Seed, MUEBON, El Pez, Bordalo II, Duel Diagnosis, Kraken, Roy Lichtenstein, Keith Haring, Merioone, e molti, molti altri!
La cosa bella, per me, è scoprire come vedono il mondo questi artisti attraverso i loro lavori.

Tra gli artisti più “tradizionali” vorrei citare Joan Miro, Van Gogh, Carlos Cruz Diez e Leonardo da Vinci.

Naturalmente traggo ispirazione anche dalla musica, dai film e molte altre cose, ma in questa intervista voglio limitarmi solo all’arte visiva.

GS: Illustraci cosa sta dietro alle tue creazioni.

I: Penso aver già risposto a livello concettuale, comunque una cosa che mi accade spesso con i mosaici è che, mentre guido per la città, vedo un posto che mi sembra perfetto e me lo segno nel telefonino. A volte mi viene subito l’idea di un pezzo per quel preciso luogo, altre volte invece ci devo pensare un po’. La lista nel telefono sta diventando piuttosto lunga, piano piano proverò ad accorciarla.

Quando lavoro con materiali diversi dalle mattonelle, faccio alcune prove che non sempre funzionano! L’ultima volta che ho provato a inventarmi una forma in silicone, il silicone si è attaccato all’originale che avevo fatto in DAS e resina, e l’ha rovinato. Più di dieci giorni di lavoro buttati via. Ma ho imparato la lezione!

GS: La street art è un fenomeno globale. Sempre più persone s’interessano a questa forma d’arte. Tu cosa pensi al riguardo? La street art sta diventando sempre più mainstream?

I: Senza dubbio! Il grande salto, da fenomeno underground a mainstrem, della street art è stato fatto grazie ai social network. Anni fa, uno passeggiava per la strada e vedeva un murale e la cosa finiva lì. Al massimo facevi una fotografia analogica. Magari, in ambito locale, un artista riusciva ad avere un certo seguito, ma erano comunque poche le persone rispetto ad oggi. Uno dei primi street artist ad avere una audience mondiale è stato Keith Haring. Ma all’epoca, la street art non era molto conosciuta. Oggi, con internet, un qualsiasi artista ha un palcoscenico mondiale attraverso il quale esporre i propri lavori. Dunque ogni opera può essere vista, anche solo virtualmente, da tutti e non importa dove vivi o ti trovi. In questo modo è diventato più facile vendere l’arte e guadagnarci qualcosa.

Il problema, a mio modo di vedere, è che la popolarità porta a sopravvalutare l’arte al limite del ridicolo. Basti guardare le aste di Banksy, Invader e Basquiat, solo per citare qualche artista. Invader per esempio vendeva i suoi primi “Kit d’invasione” per 25 euro in edizioni di magari 100 pezzi. L’ultimo Invasion Kit, del 2018 costava circa 2.400 euro e, una edizione di 300 copie, andò sold out in un paio di minuti. Quei kit di 25 euro ora, all’asta, vengono battuti a 30 mila euro e quello del 2018 l’ho visto vendere a più di 10 mila euro. Un paradosso!

È triste perché a me piace comprare opere d’arte. Acquisto pezzi di quasi tutti gli artisti che mi piacciono. Molti non li appendo nemmeno al muro, ma mi piace pensare che contribuisco a sostenere il loro lavoro. Il problema principale sono le aste e le gallerie che mettono prezzi astronomici solo per intascarsi le commissioni sulla vendita. Non è giusto, ma è il mercato. Faccio un appello: quando potete, comprate direttamente dall’artista! Come artista voglio vendere pezzi per guadagnarci e pagarmi da vivere. Come collezionista voglio prezzi accettabili per pezzi originali.

Ora c’è anche l’arte digitale NFT che sta diventando sempre più di moda. Anche io farò opere NFT? Molto probabilmente sì, perché mi piace l’idea dell’animazione digitale di un dettaglio di una mia opera, ma la verità è che, per me, non ha lo stesso valore di un pezzo lavorato a mano, tangibile. Questo ha molto a che fare con la mia carriera professionale, anche se rispetto l’effimerità dei lavori digitali. Per esempio ho lavorato nove mesi intensamente per lanciare un sito internet. Disegno, programmazione, un sacco di fattori stressanti. Ho passato notti in bianco per integrare dei sistemi di prenotazione! Il sito, finalmente, viene lanciato e io ho vinto due premi per questo portale web. Ma fra due anni sarà già vecchio e obsoleto. Basterà schiacciare il tasto “delete” sulla tastiera e tutto quel lavoro, quella fatica, puff! Scomparirà per sempre. No, no! Io preferisco un oggetto fisico.

GS: Vivendo negli USA posso chiederti come ti relazioni con la street art nostrana? La segui (se sì, dacci una tua opinione e, se no, spiegaci il perché)?

i: Ogni volta che vado in una città che non conosco, mi rendo subito conto se la street art è presento oppure no. In Italia, devo ammettere che sono abbastanza limitato alla mia esperienza a Roma. Quello che mi fa ridere è che spesso la pubblicità è molto invasiva. Prodotti, politica, traslochi. Questo tipo di poster e adesivi sono dappertutto. Non mi viene in mente di un altro posto dove c’è una situazione analoga così!

Poi ci sono le tag fatte sui muri di palazzi residenziali e pubblici un po’ ovunque. Le tag a me non piacciono affatto e lo considero vandalismo. Molti palazzi in Europa in genere sono coperti di materiali naturali come pietra o legno, materiali che considero nobili, e mi rattrista vedere come spesso un bel marmo è stato rovinato solo perché qualcuno ha deciso di farci uno scarabocchio solo per sporcarlo. Non ha senso! Purtroppo a Roma, che a mio parere è una delle città più belle del mondo, succede fin troppo spesso e questo la rende, secondo me, molto meno attraente. Cassonetti, cartelli, serrande, dipingete a volontà. Ma lasciate pulite almeno le pietre!

Poi c’è l’arte. A Roma ci sono murales bellissimi, poster e sticker realizzati da artisti di tutto il mondo. Provo sempre a conoscere gli artisti di persona e anche a comprare pezzi loro. Il bello è che viaggiando, essendo sia artista che riattivatore, ho avuto la possibilità di conoscere molti artisti e, quando sono loro a viaggiare, provo a metterli in contatto con altri artisti del posto dove stanno andando. La stessa cosa che facciamo noi riattivatori! Ad esempio Fl.Mingo, uno street artist di Miami è andato a Roma e io l’ho messo in contatto con Merioone e Stoker. Un’altra volta SCRED, artista francese, è venuto nella mia città e subito l’ho messo in contatto con Atomiko, un mio amico con cui sono andato a dipingere muri molte volte. L’arte non ha lingua né paese. È universale.

GS: Puoi darci una tua riflessione sulla street art negli USA?

i: La street art è un mondo dinamico e posso parlare a proposito della mia personale esperienza e in base alla conoscenza di alcune grandi città tipo Miami, New York o Los Angeles. L’America, a differenza di Europa o Asia, è un paese molto giovane. Ha a malapena 200 anni di storia. I palazzi spesso sono in cartongesso, costruiti per essere buttati giù dopo pochi anni. Questa mentalità crea un ambiente molto dinamico e fluido, non come in Italia, dove l’età media dei palazzi è di secoli! Adesso, grazie alla popolarità dei grandi mural, alcune aree delle grandi città americane vengono ricostruite mantenendo però i murales. A Miami ci sono parecchie zone che chiamano “Arts District”, sicuramente ne avrai sentito parlare, e la più conosciuta si chiama Wynwood. Qui il nuovo sviluppo della città va di pari passo con gli artisti che realizzano murales.

A New York c’è un mio amico che gestisce East Village Walls dove, tramite proprietari di palazzi e la città, offrono i muri agli street artist, proponendogli però un concept da sviluppare con la loro opera. Queste iniziative sono, per me, l’equivalente moderno degli affreschi fatti ai tempi dei romani. ll problema principale è la fragilità della vernice sul muro. A Parigi, ad esempio, c’è un muro, nel quartiere Oberkampf, dove ogni mural dura circa un mese. Può darsi che catalogare tutti questi capolavori e creare delle opere NFT potrebbe essere una buona idea! Usare il digitale per catalogare l’effimerità del mondo fisico. Concetto interessane, non trovi?

Insomma, la cosa importante è sapere dove i murales sono accettati dalla gente e se ci sono progetti che si occupano di farli realizzare. Qui a Miami attacco i miei pezzi dove preferisco perché il mosaico in sé spesso non è considerato al pari dei graffiti perciò sopravvive molto più a lungo anche in quartieri dove i murales non durano più di un paio d’ore.

GS: Sempre più di frequente, almeno qui in Italia, le istituzioni, i mass media e i brand si interessano al fenomeno. Avviene lo stesso anche negli States?

i: Sì, avviene anche qui negli USA, ma adesso qua da noi sono state create delle leggi che proteggono gli artisti e le loro opere. Se, per esempio, un’azienda usa un mural come sottofondo per una campagna pubblicitaria senza chiedere all’artista, questi ha diritto ad un risarcimento. Anche se si tratta di arte pubblica, non può venire utilizzata da chi ha un chiaro scopo commerciale.

GS: Puoi dirci la tua personale definizione di street art? Per te che cos’è?

i: Per me la street art è arte all’aria aperta fatta per essere goduta da tutti. Non so come si traduce in italiano il detto inglese: “Beauty is in the eye of the beholder”. La Bellezza è nell’occhio di chi guarda, giusto? Questo è il problema dovuto al fatto che parlo molte lingue. Le frasi idiomatiche e i detti non so tradurli molto bene e può capitare che mi confondo con le parole. Mi succede spesso.

GS: Legalità vs illegalità. Non potevo non affrontare il tema con te che preferisci non rivelare il tuo volto, il tuo nome e cognome. Che opinione ti sei fatto sui grandi murales autorizzati e su chi invece, come te, preferisce agire nell’ombra?

i: Nel mio caso, non mostro la mia faccia per motivi personali, non per una questione di legalità. Quando posso, infatti, chiedo sempre il permesso. Questo, perché è molto più facile lavorare con calma e di giorno piuttosto che alle 5 del mattino, correndo per strada con una scala e del cemento in mano.

Quando non ho nessuna autorizzazione, uso una specie di divisa che, in genere, mi permette di fissare i mosaici anche in pieno giorno senza far insospettire troppo le persone. Tutto ha a che fare su come funziona la mente umana. Non entro troppo nei dettagli, se permetti (ride)! Quando partecipo ad alcuni eventi di street art, semplicemente chiedo ai fotografi di oscurare o di non pubblicare foto della mia faccia. Oggi, con il COVID-19, è ancora più facile celare la mia vera identità, visto che tutti noi dobbiamo usare una mascherina.

GS: Il mercato dell’arte contemporanea, ormai da diversi anni, ha preso ad interessarsi del fenomeno street art. Tu e gli altri riattivatori riportate in vita i lavori di Invader perché qualcuno li ha staccati, per le ragioni più disparate, ma spesso per venderli. Da quello che mi raccontavi, anche le riattivazioni vengono staccate, anche per entrare nel mercato dell’arte. Dunque, le vostre riattivazioni come possono definirsi? Copie di Invader o originali?

i: Come ti spiegavo prima, ogni pezzo installato in strada ha un clone ufficiale che si chiama Alias. A livello di mosaici non esistono delle “serie” ad eccezione dei kit d’Invasione. Solo gli Alias sono firmati e hanno una scheda che spiega il luogo nel “mondo reale” dove è stato installato.

Se qualcuno stacca un mosaico dalla strada, che sia originale o una riattivazione, in teoria non ha nessun valore perché è un pezzo senza firma e non è autenticabile. Esistono solo due tipi di mosaici di Invader che hanno veramente valore: quelli che possiamo definire Invasion Kit e gli Alias. Tutte le altre sono copie e nient’altro. Però, come ti raccontavo, il problema è che c’è un enorme numero di persone ignoranti in materia. Se una galleria incornicia un pezzo rubato o staccato, i possibili acquirenti pensano si tratti di un affarone dato il prezzo assai basso.

Proprio qualche giorno fa, a Chicago, una galleria autorizzata ha venduto cinque Alias di Invader. Il prezzo più basso era di 32 mila euro. Quindi, come puoi ben capire, se facciamo un confronto tra 8 mila euro e 32 mila euro, è evidente che chi compra a 8 mila è certo di fare un super affare. In realtà, invece di spendere 8 mila euro, uno potrebbe facilmente andare in un negozio di mattonelle a Parigi, spendere 10 euro o 15, e farsi da se il pezzo, e risparmierebbe una montagna di soldi, perché non c’è nessuna differenza nel valore tra questi due pezzi.

Dunque, per rispondere alla tua domanda, se le riattivazioni sono copie o originali, posso dire che sono copie “autentiche” dei pezzi originali. Ma, voglio sottolineare che anche il pezzo originale che si trova in strada non ha e non dovrebbe avere alcun valore. Gli unici pezzi ad avere valore sono gli Alias, perché sono autenticati dallo stesso Invader.

Mi è capitato di trovare le mie riattivazioni in vendita su eBay per 25 mila dollari o su altri siti per 1000 o 5000. Questi sono tutti prezzi inventati perché le opere vengono spacciate per pezzi originali. Spesso, quando ho tempo e pazienza, scrivo direttamente alla persona che sta mettendo in vendita le mie riattivazioni raccontando tutta la storia e spiegando che le mattonelle mi appartengono. Spedisco anche foto dei miei mosaici in costruzione per far vedere che non sto inventando storie.

Spero sempre che esista ancora un po’ di bontà nel mondo! Mi capita anche di offrire dei soldi per pagare i costi di spedizione così da riavere le mie mattonelle ma, come potrai immaginare, la maggior parte di queste persone o smette di rispondermi o mi manda a quel paese perché sono convinti di avere in mano un’opera originale di Invader. A quel punto faccio una denuncia di vendita di merce fraudolenta o per vendita di copie false.

Tu, giustamente, mi dirai ma perché se sono approvate dallo studio? Perché non sono Alias, non sono firmate e non hanno nessun certificato di autenticità. Quando gli utenti o i siti di vendita online non tolgono l’annuncio, avverto lo studio e si occupano loro di farlo rimuovere. Questa settimana lo studio mi ha mandato una mail di qualcuno che stava provando a rivendere allo studio stesso un pezzo che era una mia riattivazione che avevo fatto nel 2019. Lo studio gli ha scritto che non si trattava dell’originale e che apparteneva a me. Questo soggetto ha continuato a rispondere dichiarando che era un originale e iniziando una feroce discussione con lo studio perché avrebbe voluto dei soldi dato che secondo lui, aveva “salvato” un Invader originale!

GS: Tu e gli altri riattivatori quali mezzi utilizzate per provare a far fronte a questo fenomeno della rimozione di opere di Invader per la vendita? Ci vuoi raccontare meglio, dal tuo punto di vista, le complesse meccaniche di questo pazzo mercato della street art?

i: Quello che stiamo facendo oggi è provare a mettere i mosaici in modo tale che si rompano il più possibile quando qualcuno prova a staccarli. Io personalmente scrivo sempre un messaggino sulla parte retro dicendo che è un pezzo rubato, perché già parecchie volte ho avuto negozi di cui conosco i proprietari che sanno che faccio riattivazioni e mi dicono che qualcuno aveva portato una riattivazione o mattonelle rotte a farle incorniciare.

Oltre a questo, uso il mio account Instagram per mostrare i pezzi in vendita su internet dicendo che sono falsi. Facciamo tutto il possibile per svalutare questi pezzi non originali, provando anche a scoraggiare chi vuole comprare. Sempre più spesso, anche i partecipanti del gioco mandano dei messaggi a chi sta tentando di vendere pezzi non originali di Invader. Spediamo centinaia di messaggi al venditore o il sito in cui sta avvenendo la contrattazione fino a che uno dei due non decide di rimuovere l’annuncio.

Come per qualsiasi altro mercato l’importante, specialmente per chi vuole acquistare, è essere ben informato e avere conoscenza della materia. Altrimenti è come andare a una bancarella dove qualcuno ha preso dei pennelli e scarabocchiato su un pezzo di carta un disegno che spaccia per un Mirò originale. E pretende di venderlo a una cifra esorbitante.

GS: Siamo giunti alla fine (dirai: finalmente!) ultime domande. Sogni e progetti da realizzare? Ne hai? Raccontaci tutto.

i: Poter fare ciò che mi piace, senza dover preoccuparmi più di tanto delle mie finanze. Non ho più venti anni e col tempo le priorità cambiano. Il lavoro, la famiglia. Sono tante le cose di cui occuparsi quotidianamente. Ciò che veramente sogno è la pace mentale. Non desidero guadagnare milioni di dollari, né sono interessato dalla fama. Vorrei trovare il modo di fare un lavoro che mi dia soddisfazione fino ad arrivare ad un punto tale che non è più un lavoro, ma un piacere.

Un paio di anni fa è venuta a mancare mia madre e sempre più spesso mi rendo conto dell’importanza di avere un buon equilibrio mentale e fisico perché questi due aspetti hanno un forte impatto sulla nostre vite. Medito tutti i giorni, per almeno un quarto d’ora, da anni e questo mi aiuta a premere il pulsante “slow-motion” in un mondo dove diventa tutto sempre più “fast-forward”. Tenere tutto in perfetto equilibrio non è affatto facile, ma con grinta e passione si va avanti. Provando a creare nuove realtà.

GS: Cosa vuoi dire ai lettori di Three Faces?

i: Molto semplice (ride), ! E ho detto tutto! Scherzi a parte, se vi piace l’arte, entrate in contatto con l’artista, fateglielo sapere. Se potete, comprate dei suoi pezzi.
Fare arte, anche se sembra banale dirlo, costa soldi e tempo. Quando un artista vende un pezzo, lo perde per sempre. Avere persone che stimano ciò che fai non ha prezzo! Grazie per il vostro tempo e spero che vi sia piaciuto ciò che ho condiviso con tutti voi.

Grazie infinite e don’t stop reactivation!


Photos by infinipi

Riattivache?!?!? || Intervista a infinipi, riattivatore di Invader, di G. Silvestrelli || THREEvial Pursuit

Un commento su “Riattivache?!?!? || Intervista a infinipi, riattivatore di Invader, di G. Silvestrelli || THREEvial Pursuit

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna su