Follia by Patrick McGrath
di M. Caudullo
– ATTENZIONE: POSSIBILI SPOILER! –
Follìa s. f. [der. di folle1]. – 1. a. Genericam., stato di alienazione, di grave malattia mentale (sinon. quindi di pazzia): essere colto da f. improvvisa; essere sull’orlo della follia. […]
A cosa pensi quando si parla di follia? Ma soprattutto, chi può stabilire cosa e chi sia folle?
Personalmente è stato il romanzo psicologico di Patrick McGrath, intitolato Follia e pubblicato nel 1996, a rendermi il concetto più chiaro e familiare. Solo dopo aver letto questo libro mi sono resa conto di quanto spesso questa parola venga sottovalutata e utilizzata, forse, con troppa leggerezza. McGrath invece mi ha insegnato a darle un significato diverso, più profondo.
Ci troviamo in Inghilterra, nel 1959, in un tetro manicomio criminale vittoriano e lo psichiatra Peter Cleave inizia a narrare la passione letale fra Stella Raphael, moglie del vicedirettore dell’ospedale (Max), e Edgar Stark, un artista detenuto per un uxoricidio particolarmente efferato.
«Le storie d’amore catastrofiche contraddistinte da ossessione sessuale sono un mio interesse professionale ormai da molti anni. Si tratta di relazioni la cui durata e la cui intensità differiscono sensibilmente, ma che tendono ad attraversare fasi molto simili: riconoscimento, identificazione, organizzazione, struttura, complicazione, e così via».
(p.9)
Sono queste le parole con le quali Peter apre il racconto della storia d’amore che coinvolge il suo paziente (Edgar) e l’amica della quale è segretamente innamorato (Stella). Si tratta di una storia tormentosa, che viene narrata nei minimi dettagli: caos, disordine e confusione prendono il sopravvento. La vicenda, infatti, rimarrà incomprensibile per la prima parte del romanzo facendosi sempre più limpida e chiara con l’avanzare delle pagine.
L’incontro e la nascita della passione tra Stella e Edgar avviene principalmente per la monotonia e l’insoddisfazione della vita familiare da parte di lei: troppe mancanze di attenzioni da parte del marito, che antepone il suo lavoro a lei. In opposizione alla figura di Max, c’è invece Edgar: uomo dal temperamento passionale, proprio come Stella, e dotato di un’intensa creatività. Egli infatti si dimostrerà affascinante, manipolatore e, senza troppi sforzi, riuscirà a entrare nella vita della donna abbattendo ogni suo limite fisico e mentale.
Dopo la descrizione del loro primo incontro passionale, avvenuto durante la serata del ballo dell’ospedale, il resto del romanzo vedrà l’evolversi della loro relazione, la sua interruzione, le difficoltà psicologiche di Stella, per giungere poi al tragico finale. Sarà proprio questo a lasciare il lettore in un vortice di degradazione e di tristezza. Infatti, terminato il libro, viene spontaneo domandarsi se si possa davvero parlare di “amore” e non solo di ossessione portata all’estremo. Inoltre c’è da chiedersi a chi appartenga davvero la Follia di cui si parla. Ai due protagonisti? O addirittura al narratore che racconta la loro storia?
In ogni caso, le chiavi di lettura del romanzo sono molteplici: McGrath utilizza uno stile di scrittura coinvolgente, che dà libero spazio alle interpretazioni e riesce a coinvolgere il lettore in ogni sua pagina.
Ma se le tematiche dell’amore e dell’ossessione sessuale sono evidenti e palesi nell’evolversi dell’intero romanzo, ce n’è un’altra altrettanto centrale ma forse meno percepibile: quella della libertà.
«Le donne romantiche, riflettei. Non pensano mai al male che fanno in quella loro forsennata ricerca di esperienze forti. In quella loro infatuazione per la libertà».
(p.70)
Si può notare come la protagonista, ormai contrariata dalla sua vita piena di convenzioni e passi misurati, scelga senza troppi ripensamenti l’indipendenza, abbandonando la sua tranquilla e rispettosa vita familiare per scappare con Edgar. La sua è una voglia irrefrenabile di sentirsi libera, viva, di voler essere travolta da forti sentimenti e sensazioni, che vanno al di fuori della routine quotidiana socialmente accettata e della parvenza. Sarà proprio questo forte desiderio, infatti, che porterà la donna a perdere ogni cognizione del pericolo. Da questa premessa deriveranno tutte le emozioni che spingeranno Stella alla pazzia, al suo amore impossibile fino alla propria auto-distruzione, perché in fondo quello proiettato su Edgar è un amore malsano, che potrebbe però essere interpretato come semplice voglia di libertà.
Inoltre, ponendo la lettura del romanzo in questa chiave, si può notare la singolarità del titolo originale, Asylum, che trasposto nell’italiano Follia perde un po’ la sua accezione. Difatti, in inglese il termine contiene il triplice significato di asilo, rifugio e manicomio. È dunque presente la duplice visione della prigione vista sia come una privazione della libertà, ma allo stesso tempo come un rifugio, un luogo di protezione che le mostruosità della vita non possono attraversare.
Un altro tema affrontato da Patrick McGrath con incondizionata originalità è quello della maternità: Stella, infatti, è la madre di Charlie, unico figlio nato dal suo matrimonio con Max. Tenendo conto della psiche della protagonista viene spontaneo domandarsi il ruolo del bambino all’interno della vicenda e, soprattutto, di come questo sia mutato con la sfrenata e incessante ricerca di libertà da parte di Stella.
McGrath riuscirà, anche in questo caso, a mettere alla prova la sensibilità del lettore, mostrando una madre tralignata, incapace di accorgersi e porre rimedio alla sua relazione con il figlio. Il culmine della vicenda verrà raggiunto quando la protagonista si dimostrerà assente da ogni senso di colpa riguardo l’abbandono e, soprattutto, il successivo omicidio del bambino. E anche in questo caso ci troviamo di fronte a una donna afflitta, schiacciata dalla vita familiare, dalle accuse del marito e dai doveri imposti. Ancora una volta Stella viene descritta immersa in un caos di emozioni, che troveranno conforto nella figura di Edgar: non più soltanto il suo amore, ma l’unica affezione rimasta.
Di libri che trattano il tema della follia ce ne sono stati molti nei secoli: da Medea a Fedra, da Don Chisciotte a Doctor Faustus. A mio parere, Patrick McGrath ha dimostrato di saper affrontare quest’argomento senza difficoltà, riuscendo a farsi apprezzare anche da chi non è vicino alle tematiche psicopatologiche. Non a caso, il successo scaturito dal suo romanzo è stato esorbitante e porterà addirittura all’uscita dell’omonimo film, nel 2005.
Le emozioni che le pagine di questo libro mi hanno trasmesso sono infinite, lasciandomi senza parole dopo aver letto il finale. Spesso, mentre sfogliavo il testo, mi domandavo se non siamo tutti a modo nostro un po’ folli. Ma alla fine mi sono chiesta: cosa si intende per normalità?
«Di solito vogliono che tu tenga la bocca chiusa, a volte pretendono che gridi, e si aspettano che tu sappia la differenza. Era questo che trovavo buffo».
(p.236)