Fishes Invasion
Branchie, sticker, pinne e poster.
Intervista a Merioone
di Giorgio Silvestrelli
Nel mare magnum della street art, da diversi anni, è presente Merioone e il suo progetto artistico Fishes Invasion. Dopo una lunga ed estenuante battuta di pesca ha abboccato al nostro amo. Una volta liberato, non poteva fare altro che rispondere alle nostre domande.
Cosa accadrebbe se il Mondo fosse totalmente invaso dai pesci? Una domanda curiosa, ce ne rendiamo conto, ma nelle strade di sempre più città di tutto il pianeta stanno comparendo stickers e posters, dove dei buffi pesci ci ammoniscono al grido di “Don’t Sleep!”
Abbiamo quindi intercettato lo street artist responsabile di quella che lui stesso definisce Fishes Invasion e che risponde al nome di Merioone. Caduto nella nostra rete ecco quello che ci ha raccontato in questa intervista esclusiva.
Giorgio Silvestrelli: Merio ciao, che piacere conoscerti! Vuoi presentarti e dirci cosa fai?
Merioone: Ciao! Piacere mio! Sono Merio, Merio One o Merioone. Potete chiamarmi come preferite. Ho smesso di incollare figurine sugli album nel 2011, per poi iniziare nel 2015, per strada, con un pesce.
GS: Iniziamo subito con le domande importanti: hai un acquario in casa o in studio?
M: Sì, da ormai tre settimane ho un nuovo amico, un pesce rosso di nome Boris. Lui è diventato la nuova mascotte, e il nome è stato scelto dai miei follower di Instagram. Anche quando ero piccolo ho avuto dei pesciolini, ma purtroppo li ho uccisi tutti dandogli troppo da mangiare. Pensavo fossero come me… Ora, però, con Boris sto cercando di non commettere gli stessi errori.
GS: Mangi pesce? Qual è il tuo piatto preferito?
M: Diciamo che non sono amante del pesce. Mangio solo crostacei e molluschi, soprattutto gamberi e cozze. Se devo scegliere cosa mangiare preferisco latte e cereali o supplì.
GS: Ho voluto rompere il ghiaccio in questo modo perché, adesso, puoi spiegarci meglio cos’è Fishes Invasion.
M: Fishes Invasion, tradotto in italiano, è un’invasione di pesci, nel mio caso, soprattutto sotto forma di adesivi o poster. Ti direi che ormai, è come una malattia, un qualcosa che fa parte di me, incurabile, che mi spinge ad andare in giro attaccando pesci.
GS: Il pesce che realizzi ha un nome? Raccontaci la genesi di questo soggetto che ormai è diventato il tuo “partner in crime”.
M: Il mio “partner in crime” ha il passaporto americano, nato a New York nel 2015. Beato lui, aggiungo! Non gli ho mai dato un nome, forse avrei dovuto farlo quando ho disegnato il primo. Ma in realtà, per me, non è un solo pesce, sono tanti pesci. Ogni adesivo, ogni poster, ogni applicazione dà vita a un pesce nuovo. È come se fossero tutti figli miei, alcuni li rivedrai, altri andranno a vivere in altre città del mondo, e non avrai più loro notizie. Mi piace pensarla così, e sarebbero troppi i nomi da non riuscire a ricordarli!
Spesso sono le persone a dargli un nome: “il pesce incazzato”, “il pesce che balla”, ”il pesce con i labbroni”. Preferisco così, è divertente.
GS: Quando ti sei avvicinato alla street art?
M: Guarda, non so se io mi ci sia mai avvicinato realmente. Ho iniziato non conoscendo molto il “settore”, e il mondo degli sticker e poster. Ho sempre visto il mio modo di pensare e di portare avanti questo progetto più vicino al mondo dei graffiti che sono stati “il mio primo amore”. Ancora oggi mi fa più effetto trovarmi davanti una serranda, una vagone della metro, o qualsiasi altra cosa coperta di tag o throw up che un muro enorme dipinto su commissione, per intenderci.
In ogni caso, inevitabilmente, quello che faccio fa parte di un ramo della street art, anche se non amo avere un’etichetta, quindi ti dirò che ho cominciato ad avvicinarmi, o meglio, a capire che questo faceva parte della street art, solo un anno dopo aver attaccato il mio primo sticker. Mentre con i graffiti ho iniziato più o meno a 13 anni.
GS: La definizione di street art è abbastanza “liquida” e spesso viene interpretata da persona a persona in maniera molto differente. Quindi, per te, che cos’è la street art?
M: Per me la street art è tutto quello che sta per strada, senza permessi, senza nulla.
GS: Da dove prendi ispirazione per i tuoi lavori?
M: L’ispirazione per me può venire da tutto. Qualsiasi cosa mi trovo davanti durante il giorno mi regala nuove idee. Alcune le elaboro subito, altre le immagazzino.
Sicuramente viaggiare è al primo posto. Vedere nuovi luoghi, scoprire culture è la cosa migliore per cercare ispirazione. Non c’è mai stato un viaggio che non mi abbia dato indietro qualcosa. Questo è un momento un po’ complicato per farlo quindi entra in gioco quello di cui ti parlavo prima. Mi piace osservare di tutto, dallo sport alla moda.
GS: Ci sono degli artisti che hanno influenzato in maniera determinante il tuo percorso?
M: Senza alcun dubbio Keith Haring! Più per il suo pensiero e per il modo di fare che per le sue opere. Lui da sempre, prima anche di iniziare a pensare che avrei fatto qualcosa per strada.
Ci sono poi delle influenze che ho avuto durante questi cinque anni di “invasioni”. Mi piace rivedere altri sticker artist in ogni posto in cui vado. La loro attitudine mi stimola a fare ancora meglio. È come se fosse una competizione, ma nel senso positivo del termine. Ci tengo a nominare la città di Madrid, che reputo uno step importante per il mio percorso. Una metropoli che mi ha dato una visione diversa. Della serie: “posso volare”. Per “volare” intendo attaccare più in alto di quanto facessi prima di andare in Spagna. Ecco, questo è un luogo che consiglio a chiunque ami fare sticker e poster art. Se sei in compagnia delle persone giuste è sicuramente come andare a “scuola”.
GS: Gli sticker che vediamo in molte parti del mondo li hai attaccati tu stesso oppure, come spesso succede per altri sticker artist, sono i tuoi fan e amici che lo fanno al posto tuo?
M: È molto raro che io dia i miei adesivi a qualcuno per farmeli attaccare. Quando lo faccio è sicuramente dopo aver dato mille raccomandazioni. Ho una visione tutta mia su questo argomento. Non mi interessa avere due o tre adesivi in una città, sarebbe come non averne! Se devo essere presente, devo esserlo veramente. Rispetto chiunque per strada, e questa è una cosa a cui tengo particolarmente.
Se facessi attaccare i miei sticker ad altri quasi sicuramente ci sarebbe il rischio che il mio adesivo copra un altro artista, un tag, uno stencil o qualsiasi altra cosa… Quindi preferisco fare da solo.
GS: La tua identità resta celata nel mistero. Perché? Quali sono i punti di forza e di debolezza nel non voler rivelare il proprio nome e cognome?
M: In realtà non c’è un vero motivo, o meglio, è per il fatto che ciò che faccio è reputato illegale. Non ho iniziato pensando alla mia identità e a tutto il resto, l’ho fatto non pensando proprio. Ho incominciato tutto aprendo semplicemente un profilo Instagram con le mie foto. Queste domande poi me le sono fatte ma dopo.
Quando sono per strada sono Merioone e, una volta finito, ritorno alla mia vera identità, tipo i supereroi. Con l’unica differenza che io non salvo nessuno.
GS: Cosa pensi della street art legale (murales, festival, ecc.) e della sua parte illegale (poster, stencil, ecc.)?
M: Ben venga la street art legale, e i rispettivi festival, se organizzati in un certo modo, e con la voglia di portare qualcosa di nuovo. Secondo me però le nottate, l’adrenalina e tutto quello che ti può dare l’azione “illegale” sono un’altra cosa.
GS: Tu hai sempre lavorato in maniera illegale oppure no?
M: Tranne pochi casi, sì. Non per una mia decisione “etica”. Sono aperto a tutto, o meglio, a tutto quello che mi piace e trovo interessante.
GS: Dopo cinque anni di attività era il momento di festeggiare. Ci vuoi raccontare come lo hai fatto? Parlaci di Fishes Invasion – Fish Market Pop Up Store.
M: Stiamo diventando vecchi… Cercherò di essere breve, anche se è un progetto che ha richiesto molto tempo e grandi sforzi, visto anche il difficile periodo in cui viviamo.
Tutto parte dalla voglia di fare qualcosa a Roma, e da una delle tantissime telefonate che ho avuto con un mio grande amico, Davide Rossi Doria (artista e designer, ndr). L’idea originale è nata molto tempo prima. Questa, come tantissime altre, non sono mai state abbandonate ma semplicemente messe in stand by.
Dopo averne vagliato le possibilità e la fattibilità abbiamo deciso quale idea ripescare. Dopo di che abbiamo iniziato a sfornare altre idee a raffica che bene si adattassero al concept. Credo che alla fine siamo riusciti a immaginare qualcosa di originale. Spesso non è facile lavorare su un progetto quando è troppo personale oppure non ci sei dentro a pieno. Devo ammettere che Davide è forse l’unica persona con cui riesco a collaborare. Credo che sia l’unico a cui direi: «Tieni, questo è il pesce. Fanne quello che vuoi». Penso che il rapporto che abbiamo sia stato fondamentale per portare a termine questo progetto nel migliore dei modi.
L’obiettivo di Fish Market era quello di aprire un pop up store, ma con un’idea di fondo. La pescheria, visto il soggetto dei miei sticker, era il modo più giusto per poter “vendere il pesce”. Ho preso spunti girando in varie pescherie e sfruttando le mie ultime invasioni in città marinare come Genova e Catania. Abbiamo cercato di curare tutto nei minimi particolari, cercando di dare l’experience da vera pescheria, compreso l’odore di pesce all’interno dello store.
Lo studio del concept prevedeva non sono l’allestimento del posto, ma anche i design delle t-shirt e degli altri gadget, partendo dal packaging fino al motivo che ci spingeva nel realizzare quell’oggetto.
Alla fine sono molto soddisfatto della riuscita di Fish Market. Abbiamo raggiunto i 300 ingressi, e la cosa più importante è stata avere un contatto con la città e con persone che ti supportano da sempre. Colgo l’occasione per ringraziare tutti ancora una volta!
GS: Sempre più spesso la street art entra nei luoghi istituzionalizzati (musei, gallerie, ecc…) tu che ne pensi al riguardo?
M: Sono favorevole ma l’importante è che resti anche fuori da questi luoghi. Naturalmente qualcosa che non mi convince a riguardo c’è. Ma, basandosi sulla mia piccola esperienza personale, ti dico che con le gallerie con cui ho collaborato ho avuto solo esperienze positive.
GS: Pur essendo una persona che ama viaggiare sembri molto legato alla tua città natale, Roma. Che rapporto hai con la Città Eterna?
M: Roma è sempre Roma. Potrei stare un mese in giro per il Sud America, ma poi sentirei la necessità di tornare lì almeno per due settimane. Di Roma cambierei tante cose. Sicuramente è una città dove, almeno io, ogni tanto mi sento “soffocare”. È la città più bella del mondo sotto alcuni punti di vista, parlo sul serio, e sarebbe bello se lo fosse anche per molti altri motivi.
GS: Quale città tra quelle in cui ancora non sei stato ti piacerebbe visitare? E perché?
M: Eh, La lista è ancora lunga. Forse ci vorrebbero tre vite per vedere tutte le città che ho nella mia testa. Sicuramente vorrei continuare a visitare l’Asia, soprattutto conoscere meglio il Giappone. Però credo che, appena sarà possibile, andrò in California e a Miami. Questi due luoghi sono un chiodo fisso da qualche anno e penso siano “tappe fondamentali”.
GS: Che rapporto hai con i social network? Sempre più spesso la street art viaggia sulla rete. Tu cosa ne pensi? Che idea ti sei fatto?
M: Amo i social network! Credo che chiunque, e ti parlo solo del mondo “artistico”, non usi i social ai giorni d’oggi, sbagli. Esistono varie modalità di utilizzo e, se si sceglie quella corretta, possono essere un mezzo potentissimo. Restando nel mondo della street art, non sopporto quelli che definisco “star da Instagram”. Diecimila, ventimila o cinquantamila follower, ma poi per strada il nulla. Sto parlando di street art legale e illegale. Credo che i social dovrebbero essere un plus e un supporto a quello che è la produzione di ogni artista. Io la vedo così.
GS: Hai un sogno nel cassetto?
M: Per ora, nel cassetto, ho solo gli adesivi.
GS: C’è qualche cosa che vorresti raccontarci ma che nessuno ti ha mai chiesto?
M: Un giorno mi piacerebbe parlare dei miei viaggi in giro per il mondo e delle mie esperienze personali. Senza essere considerato “fico” perché attacco pesci in giro. Vorrei che le persone capissero, attraverso i miei racconti, quanto viaggiare ti possa arricchire e regalare esperienze uniche. Credo che ne uscirebbe qualcosa d’interessante.
GS: Hai un messaggio per i nostri lettori?
M: Ci vediamo per strada!
Grazie infinite Marioone.
La redazione ricorda che nessun pesce o street artist è stato maltrattato nella realizzazione di questa intervista.