Three Faces

La terza faccia della medaglia

“Down” di Chiara Lastri || #Lafirenzechecrea


Down

di Chiara Lastri

 

Partecipazione al contest letterario #Lafirenzechecrea

by Progeas Family – Ache77 – Three Faces

 

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“dimentica che siamo state insieme”

e se né ando sbattendogli la porta in faccia, lasciandola nella loro casa, ormai spoglia; una casa che si erano conquistate, la casa che avevano arredato insieme. Amber guardò Ale uscire senza muoversi: in qualche modo era già pronta, sapeva che quel momento sarebbe arrivato in pochi giorni. A dir la verità non sopportava più Ale né la sua eroina, sempre fatta sempre assente e così magra da non volerla più toccare, tanto meno scopare. Si sedette a terra e si accese gli ultimi tiri di una canna abbandonata li a se stessa, come lei d altronde. Due lacrime le scesero sul viso. In tre anni non era mai riuscita a dirle di no. Quello fu uno di quei momenti in cui fai sempre la cosa sbagliata, ovvero ripercorri i bei giorni passati insieme e per Amber erano quelli in cui a mano a mano si erano costruite il loro nido. Un appartamento che affacciava sulla Dora torinese con delle enormi vetrate un po come una fabbrica. Quando la presero era così malmessa che dormivano con le giacche per non far penetrare l umidità nelle ossa; una volta avevano acceso anche un piccolo falò, ma quello fu durante l’inverno. E adesso che tutto era sistemato perfetto Ale se ne partiva per l’Islanda con un biglieto di sola andata. Si perché Ale ha sempre avuto la fortuna di essere una di quelle persone egoriferite, ha sempre fatto tutto ciò che voleva lasciandosi alle spalle tutto e tutti per seguire se stessa. ” Che stronza” pensò Amber accennando un mezzo sorriao perché era proprio quello che le piaceva di quella donna, la sua tenacia e il ferro al posto delle ossa…anche perche di carne era rimasto poco e niente.

Amber all’opposto invece era molto meno temeraria, una persona a cui poace guardare le serie tv per tutta la notte e la solitudine gli aveva sempre impedito di guardarsi allo specchio e affrontare la sua coscienza. La rappresentava come un alto uomo, anzi un mostro incappucciato tutto nero con la faccia di ombra che le si attaccava addosso, alle gambe alla schiena e alle spalle e temtava miseramente di trascinarla a terra. Questa immaggine arrestò il suo pianto. Entrò in camera e auell’odore di sesso e sudore per un istante le diede la nausea ma quasi a forza ci si rituffo pesantemente dentro e respiro a pieni polmoni rivedendo li in mezzo alle lenzuola la faccia di quella stronza di Ale. S addormento con la bocca aperta e quel tenero filamento di saliva all angolo della bocca.

 

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