What we are good for Pt. 2 di C. Francioni || Varie ed eventuali || THREEvial Pursuit


 

What we are good for Pt. 2

La rivoluzione di Nellie Bly

di Chiara Francioni

Nellie_Bly testa
Fonte immagine: http://www.meteoweb.eu/

[Per leggere What we are good for Pt. 1 clicca qui!]

La donna più famosa del mondo

Adesso è il 1887 e Nellie Bly è finalmente pronta a trasferirsi a New York, la città dove riuscirà a dimostrare al mondo la propria tempra.

Nella Grande Mela il suo destino incontra quello di Joseph Pulitzer (sì, proprio lui, quello del premio) che nel frattempo è divenuto proprietario del famosissimo New York World, testata per la qual Nellie inizia a lavorare grazie a una pazzia, nel vero senso della parola. Le viene, infatti, commissionata un’inchiesta sul Women’s Lunatic Asylum di Blackwell’s Island (oggi Rooswelt Island), il manicomio femminile di New York, e per portare avanti l’incarico Nellie farà ricorso alle sue doti camaleontiche, fingendosi una ragazza affetta da problemi mentali e facendosi quindi ricoverare. Una volta all’interno della casa di cura si preoccuperà di indagare e di prendere nota di tutto ciò che vede e sperimenta, al fine di raccontare al pubblico la verità.

A questo punto, vi consiglio di procurarvi una copia di Ten Days in a Mad-House1, il volume in cui viene raccolta l’indagine, pubblicata in prima battuta sul New York World. Si tratta di una testimonianza interessante, che ci dice molto sul metodo usato dalla pioniera del giornalismo investigativo sotto copertura.

Nellie_Bly_2 ridotta

Alcune anticipazioni. Nellie ci racconta di come si sia esercitata per interpretare il ruolo assegnatole con successo (“spalancavo i miei – occhi – più che potevo e fissavo il mio riflesso nello specchio senza sbattere le ciglia”), di come si sia fatta accogliere presso un alloggio per donne lavoratrici dove, dando sfogo alle capacità acquisite, mette in scena la recita dal titolo “Nellie Brown (nome fittizio), la pazza”. Il giudice che la esamina non può che emettere un verdetto, sebbene a malincuore, e Nellie viene finalmente riconosciuta malata e internata a Bleckwell’s Island. Resterà in quel luogo infimo per ben dieci giorni, scoprendo gli oscuri segreti di quella che viene descritta come una vera e propria trappola per topi in cui è facile entrare “ma una volta dentro è impossibile uscire”. Le oscenità rivelate dalla Bly innescarono il braccio della legge che stringe in una morsa il manicomio degli orrori.

Ormai Nellie Bly è diventa la famosa Nelly Bly del New York World.

Ma la vita privata?

Allora, siccome oggi si fa un gran parlare di questa faccenda della funzione sociale della donna, voglio subito chiarire un concetto. Questo non è un articolo retorico, non voglio dire se per una donna sia più giusto dedicarsi alla carriera o ai figli, perché a me non importa una benemerita della feroce battaglia morale in corso: ognuno deve fare le scelte che ritiene più opportune per sé. Ergo, vi scongiuro, leggete queste righe per quello che sono: un resoconto, un po’ romanzato, della vita di una donna fuori dal comune, animato da un fine ben più nobile di uno scontro tra invasati, un fine ultimo che scoprirete tra poco (pippone in arrivo? Forse!).

Detto ciò, andiamo avanti. Nellie Bly non ha avuto figli. Per contro, ha dato molto alla luce. E sto parlando di parti concreti e tangibili, nati dalla sua mente, dall’audacia e dall’intraprendenza che l’hanno sempre contraddistinta e che non le hanno mai fatto dire “no” dinanzi ad una nuova sfida. Proprio come quando propose a sir Joseph Pulitzer (sempre quello del premio) di partire per un tour mondiale con una missione: battere il record, segnato nella finzione letteraria di Jules Verne, da Phileas Fogg.

“Voglio fare il giro in ottanta giorni o meno… potrei provare?” chiede al suo editore, il quale, di primo acchito, non le dà la risposta che vorrebbe sentire.
“È impossibile per te. In primo luogo sei una donna e avresti bisogno di qualcuno che ti scorti, e perfino se ti fosse possibile viaggiare da sola, avresti bisogno di portare così tanti bagagli che cambieresti subito idea” per poi concludere con il più severo dei verdetti: “Solo un uomo potrebbe farcela”.**
E invece Nellie non cambia idea e parte con poco più di una borsa con lo stretto indispensabile. Il New York World, dunque, la renderà la donna più famosa del mondo, pubblicando le cronache di un incredibile viaggio che terminerà ben prima di ottanta giorni, come racconta il volume-raccolta Around the World in Seventy-Two Days*** (per l’esattezza, 72 giorni, 6 ore, 11 minuti e 14 secondi). Nota degna di merito: durante la rocambolesca scorribanda, la nostra Nellie incontra persino Jules Verne in persona.

Quando ormai è una donna indipendente e può liberamente scegliere per sé, la giornalista si concede anche il matrimonio mettendo da parte, solo per un po’, il giornalismo. Il marito è a capo di un’acciaieria e in seguito alla sua morte, Nellie, anziché trovarsi un nuovo partito, darà nuovamente prova della sua tenacia, scendendo in prima linea per dirigere la società. La situazione economica però non è delle migliori e ben presto la fabbrica fallisce, costringendo la donna ad abbandonare il paese per sfuggire ai creditori.

Inizia quindi l’avventura europea di Nellie che, trasferitasi in Austria, non può che tornare a scrivere. Adesso che il mondo è sconvolto dalla Grande Guerra, il suo ruolo è quella della corrispondente dal fronte per il New York Evening Journal.

Elizabeth muore a cinquantasette anni, ormai tornata nella sua amata New York. Poco prima di spegnersi a causa di una fatale polmonite, consegna alla storia quelle che, con un pizzico di immaginazione e romanticismo, possiamo considerare le sue ultime parole: “Non ho mai scritto una parola che non provenisse dal mio cuore. E mai lo farò”.

Il pippone finale

tomba nellie bly ridottaCome avevo cercato di farvi capire, un pippone finale in effetti c’è. Però spero di avervi ben predisposto con tutte le mie chiacchiere e di trovarvi desiderosi di sorbirvelo.
Del resto, se in questa storia c’è una morale (non datemi della moralista, sapete cosa intendo), sono certa che ormai sarà ben chiara a tutti voi. Perché ho voluto parlarvi di Nellie Bly? Perché sono una donna? Vero, ma non solo. Ho voluto parlarvene perché mi sono messa in testa di avere una missione, quella di mantenere vivi nel mio prossimo il seme della speranza e la voglia di non cedere dinanzi alla crisi sociale, morale, culturale e chi più ne ha più ne metta, che imperversa là fuori in questi ultimi tempi.

Non dimenticate che la società, e così le sue regole, non è statica, ma liquida e mutevole. C’è sempre qualcuno che, a un certo punto, guardando al di là dei confini che gli vengono imposti, trova il coraggio di alzare la testa sentendosi pronto a dimostrarci che le convenzioni possono essere cambiate. Può accadere che quella voce fuori dal coro venga udita da chi, fino a quel momento, se ne è rimasto rintanato sotto una coltre di silente frustrazione e presa a modello. E, piano piano, il grido di uno diventa il coro di molti, finché vi sarà un maestoso mare di bocche spalancate che nessuno potrà più mettere a tacere.

Nellie ha combattuto per la propria indipendenza, sfidando una società che l’avrebbe voluta confinata tra le pareti domestiche. È stata un esempio per molte altre che, proprio grazie a lei, si sono sentite spronate e supportate.

Questa storia è dunque un esempio, come ce ne sono tanti, che vorrei valesse come monito per tutti noi: la società è fluida e, che ci crediate o no, siamo noi a decidere su quali assiomi si basa. Pertanto, miei cari lettori, non abbiate paura di essere diversi, non temete di trovarvi in minoranza, perché l’esistenza di una maggioranza contraria all’assunto di uno, o di pochi, non è mai stata un limite al cambiamento. Pensate, ascoltatevi, lottate e non estinguetevi. L’evoluzione, del resto, funziona proprio così: un piccolo cambiamento che genera grandi rivoluzioni.

Note:

* Ten Days in a Mad-House, pubblicato per la prima volta come volume unico da Ian L. Munro, New York City, nel 1887.

** “In the first place you are a woman and would need a protector, and even if it were possible for you to travel alone you would need to carry so much baggage that it would detain you in making rapid changes. Besides you speak nothing but English, so there is no use talking about it; no one but a man can do this”. In Around The World in Seventy-Two Days, pubblicato per la prima volta come volume unico dalla Pictorial Weeklies nel 1890.

*** Vedi sopra.

Per approfondimenti su Nellie, oltre che consultare le fonti citate (da cui mi sono permessa di riportare degli estratti con tanto di traduzione fai-da-te) che possono essere reperite in svariati modi, vi consiglio:

  • di leggervi Dove Nasce il vento. Vita di Nellie Bly, A free American Girl di Attadio Nicola, edito da Bompiani.
  • di leggervi Around the World in Seventy-Two Days and Other Writings, versione del libro pubblicata dalla Penguin Books di New York nel 2014, dove potete trovare molti dei contributi di Nellie, tra cui quello che le ha aperto la strada: The Girl Puzzle.
  • di visitare il sito https://www.biography.com
  • di consultare la voce Nellie Bly, American Journalist nell’Enciclopedia Britannica.

 

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